František Kupka

The role of Buddhism, theosophy, and science in František Kupka’s search for the immaterial through 1909

Jones, Chelsea Ann

Abstract Czech painter František Kupka (1871-1957), who spent his active years in Paris, remains one of the most under-researched artists, given his important status as one of the first painters of totally abstract works of art, beginning in 1912. As such, his philosophical and iconographical sources have yet to be fully discussed. This thesis examines how three of Kupka’s sources, Buddhism, Theosophy, and science, demonstrate his belief in the existence of an immaterial reality, which shaped his art and theory. In the late nineteenth and early twentieth centuries, the notion of invisible realities was a widespread concern of individuals aware of science and/or interested in mysticism and occultism. In this context, Buddhism would have offered another model for new ways of envisioning existence and consciousness. Two of Kupka’s early works, The Soul of the Lotus (1898) and The Beginning of Life (1900), show his knowledge of Buddhist, and possibly Hindu, iconography. The Musée Guimet in Paris offered a rich supply of material by which an individual could learn about Buddhism, and Kupka’s imagery likely drew upon such sources. In addition to the Musée Guimet, it is likely Kupka also encountered Buddhism through popularized Eastern thought–in part through books published in Paris on that subject as well as on Theosophy. The writings of Theosophical authors regularly addressed themes related both to Buddhism and to contemporary science, which was equally concerned with the invisible and the immaterial. Discoveries such as the X-ray, for example, affirmed the inaccuracy of human vision and the existence of a reality beneath surface appearances, which supported Theosophy in its reaction against materialism. I argue that Kupka’s 1909 painting The Dream serves as a culmination of his concern for alternative conceptions of reality. Painted using a formal language of transparency, The Dream demonstrates Kupka’s interest in Buddhism, Theosophy, and science and represents his belief in the immaterial as a critical stage in his philosophical and artistic evolution.
http://hdl.handle.net/2152/ETD-UT-2012-05-5193

UT Electronic Theses and Dissertations

Bellissimo articolo su https://archipendolo.wordpress.com/2017/11/19/tutte-le-gradazioni-del-giallo-frantisek-kupka-o-della-citrinitas/

TUTTE LE GRADAZIONI DEL GIALLO: FRANTIŠEK KUPKA O DELLA CITRINITAS

Il pittore boemo František Kupka, che pure è un artista di grande talento e rilievo, occupa un posto defilato nella manualistica del Novecento europeo, oscurato dalla presenza ingombrante di molti suoi contemporanei, a lui vicini e che al suo fianco hanno attraversato le varie correnti delle scuole artistiche tra fine Ottocento e i primi decenni del secolo scorso. Il suo nome è stato infatti via via associato al Simbolismo, all’Orfismo, alla Section d’Or, all’Astrattismo, ma sempre citato a margine, e di volta in volta troviamo a fargli ombra i nomi dei sodali Robert Delaunay (pur se più giovane di lui), Jacques Villon o altri grandi spiritualisti che come Kupka erano vicini agli ambienti della Teosofia, veri capisaldi dell’astrattismo come Kandinskij o Mondrian. Probabilmente non ha giovato alla sua consacrazione ufficiale una certa discontinuità e una non immediata riconoscibilità; la mancanza cioè di una cifra estetica che ne manifesti l’identità al primo impatto. Sembra infatti che Kupka sia in perenne affannosa ricerca – quasi da sperimentatore pur avendo seguito studi regolari a Praga, a Vienna ed infine a Parigi – di una strada artistica, di uno stile che lo connoti, tanto che in lui convivono molteplici anime talora dissonanti fra loro. Graffiante ed anarcoide quando si dedica all’attività di  grafico per le riviste satiriche, diventa lirico e trasognato nella figurazione simbolista; misterico, vibratile e allusivo nella fase esoterica, si palesa netto e compiuto nella stagione astratta.

autoritratto 1905F. KUPKA, Autoritratto (1905). All’età di 34 anni

F. Kupka 1928IN ALTO: F. Kupka nel 1928, All’età di 57 anni

kupkaF. Kupka ottantenne, ritratto nel suo atelier (1951)

fk boemiaTarga commemorativa dell’artista nella natia Boemia (oggi Repubblica Ceca). La cittadina di Opočno si trova nella parte nord-orientale, quasi al confine con la Polonia

Nato il 23 settembre 1871 in una numerosa famiglia di umili condizioni in Boemia, allora provincia dell’Impero Austro-Ungarico, nella cittadina di Opočno, sin da giovanissimo manifestò una spiccata inclinazione per le scienze occulte e le sue, vere o presunte, facoltà medianiche lo portarono a frequentare ambienti in cui si praticava lo spiritismo. Questa fama lo accompagnò sempre e, trasferitosi nella capitale austriaca per studiare Belle Arti, si accostò alla dottrina teosofica che, divulgata dai testi di Madame Blavatskaija, sul finire del XIX,  stava conquistando i circoli esoterici di mezza Europa. Di Kupka questi risvolti del paranormale hanno solleticato la curiosità di molti suoi estimatori, spingendoli ad indagarne lo fonti ispiratrici.

A fine Ottocento, la corrente simbolista, permeata di forti suggestioni esoteriche soprattutto  nell’ambiente che ruotava attorno al rosacrociano Joséphin Péladan, si espresse con una pittura dai toni mistici e allucinati, in cui non erano estranei o secondari gli influssi di questo eccentrico alchimista e “gran sacerdote” (si faceva infatti chiamare Sâr all’uso caldeo) del bel mondo parigino. Dal 1893 al 1897 Péladan organizzò una serie di collettive dei suoi adepti, la cui estetica era in netta antitesi con il movimento realista e impressionista sprezzantemente definita “Art Ochloratique” (Parigi, 1888) cioè di massa e volgare, mentre il simbolismo mistico da lui propugnato costituiva una forma d’arte per pochi eletti. Ai Salon dei Rosa+Croce ebbero accesso Khnopf, Hodler, Delville, Schwabe, Rouault, tanto per citarne solo alcuni tra i più rappresentativi.

Il legame tra occultismo ed arte figurativa era stato intrecciato. Bisognava solo attenderne gli sviluppi, in una chiave estetica interpretativa che andasse oltre le limitazioni dell’apparenza fenomenica.  Con il nuovo secolo, le istanze della rappresentazione pittorica andavano affinandosi e gli artisti alla ricerca dello “spirituale nell’arte” andavano moltiplicandosi: la strada per l’astrazione era segnata. Non è un caso che Kandinskij sia un musicista e da bravo allievo di Pitagora sia conscio della connessione insita tra note musicali e gamma cromatica, dell’armonia delle sfere che governa il mondo e le sue forme. Già prima di lui Rimbaud aveva sottolineato l’associazione tra suono e colore, la sinestesia che esiste fra tutte le espressioni artistiche. Se il poeta francese attribuisce ad ogni vocale uno specifico colore, altrettanto farà Kandinskij quando sceglie come titolo Il suono giallo o Il suono verde per certe sue composizioni sceniche. La metafisica del colore è stato sempre un leit-motiv ricorrente che spazia da Goethe a Rudolf Steiner, entrambi come noto iniziati a confraternite esoteriche, ed entrambi cultori delle valenze recondite di ogni diversa tinta e delle relazioni tra esse e la psiche umana. Ed entrambi sanno che in alchimia l’Opus Magnum passa attraverso le quattro fasi della quadricromia: Albedo, Nigredo, Citrinitas, Rubedo. Come lascia intendere la nomenclatura latina, esse sono legate al nero del corvo (fase di macerazione e decomposizione dell’elemento); al bianco del cigno (la purificazione); al giallo del pavone con la fantasmagorica iridescenza della sua ruota; e, per finire, al rosso della mitica fenice, uccello della rinascita dalle proprie ceneri.

la gamma dei gialliF. KUPKA, La gamma dei gialli (1907c.)

Uno splendido autoritratto di Kupka, un olio su tela del 1907 circa, conservato al Museo di Belle Arti di Houston ha come titolo: La gamma dei gialli. E’ il punto di partenza verso l’avventura astratta. Il colore era stato sempre alla base della sua ricerca; quando ritrae ad esempio corpi immersi nell’acqua e il fluire del liquido ne scompone le linee, divenendo preludio alla smaterializzazione della forma. Concetto che più gli sta a cuore, per crearne di altre e di nuove. Le affinità sono palesi in opere come Il primo passo (1909), Dischi di Newton o Amorpha (entrambi del 1912).

Il primo passoF. KUPKA, Il primo passo (1909)

dischi di newtonF. KUPKA, Dischi di Newton (1912)

amorphaF. KUPKA, Amorpha, fuga a due colori(1912)

Scrive František Kupka: “All’obbiezione che non si possono creare forme e colori, rispondo che l’uomo ha creato la colonna jonica e la colonna dorica e che l’architettura ha costantemente creato forme le cui modificazioni sono ben proporzionate e hanno sempre le loro profonde ragioni di esistere. L’uomo crea la manifestazione del pensiero con le parole. Perché non potrebbe creare fatti di scultura e di pittura, indipendentemente dalle forme e dai colori che esternamente lo circondano?”. Il pensiero di Kupka era sintetizzato in un lungo articolo su di lui, apparso  sul “New York Times” del 19 ottobre 1913. A queste parole aggiungerà qualche anno dopo, nella prefazione ad un catalogo di sue incisioni su legno: “L’opera d’arte, essendo in sé realtà astratta, richiede di essere costituita d’elementi inventati” (F. Kupka, Abstrakce, Praga 1948).

1911 giallo

frantisek kupka

Kupka 1913

Kupka astrazione 1913

1913

kupka astrazione 1913 c.F. KUPKA: variazioni astratte sui toni del giallo (1911-1913)

In questi termini l’astrattismo (nelle sue varianti declinate dal gruppo orfico di Apollinaire e Dalaunay e dai sostenitori di Villon a Puteaux e della Sezione Aurea) per il Nostro diveniva sublimazione delle proprie tensioni interiori, libero sfogo alle proprie forme-pensiero, una categoria mentale con cui era venuto a contatto studiando il libro dei coniugi Leadbeater (Annie Besant, Charles W. Leadbeater, Thought-Forms, Londra 1901, ristampato nel 1905), custodi della tradizione esoterica della teosofia di quegli anni. E in effetti in non pochi dipinti di Kupka della svolta astrattista si ravvisano spunti tratti dalle figure a corredo del volume dei Leadbeater.

l'origine della vitaIN ALTO: F. KUPKA, L’origine della vita (1900c.)

besant 2

besant 1

 

fig54

A. Besant 3IN ALTO: tavole illustrative del libro Thought-Forms di A. Besant e C. W. Leadbeater (1905)

Anche nella fase simbolista del primo periodo, l’interesse per l’occulto, per l’enigma, per il mistero aveva contraddistinto i suoi soggetti e le sue tematiche. A partire dall’inquietante Idolo nero del 1900, che svetta tetro e mostruoso davanti al viandante e nel quale alcuni hanno individuato la matrice iconografica per il castello del vampiro nel Dracula di Francis Ford Coppola (USA 1992, con le scenografie di Tom Sanders e Garrett Lewis, che saranno candidati all’oscar). Rarefatta e magica anche l’atmosfera “egizia” della Via del silenzio (1900c.). Un suo disegno del 1899 intitolato Meditazione  equivale alla traslitterazione per immagini del “come in alto così in basso”,  lascito sapienziale del Trismegisto sulla  Tabula Smaragdina degli antichi ermetisti.

meditation 1899

idolo nero

coppola draculaIN ALTO: F. KUPKA, Meditazione (1899); Idolo nero (1900); fotogramma dal film Dracula di F. F. Coppola (1992)

la via del silenzio 1900

1903 la via del silenzioIN ALTO: F. KUPKA, La via del silenzio(1900)

Il programma estetico di Kupka è stato delineato dall’artista in un manoscritto redatto in francese attorno al 1913: La création dans les arts plastiques, tradotto e pubblicato in Boemia nel 1923, del cui originale si sono perse le tracce. Padroneggiava la lingua francese perché era approdato in quel Paese nel 1895 (stabilendosi a Parigi per frequentare l’Académie Julian e per breve tempo anche la scuola di Belle Arti) e là si era sposato in seconde nozze nel 1910 con Eugénie Straubova. Con lei già da qualche anno si era trasferito a Puteaux, località nei sobborghi della Capitale, e la sua bella compagna sarà da lui ritratta in molte tele e pastelli.

1907

1908

IN ALTO: F. KUPKA, La bagnante (1907), Autoritratto con la moglie (1908)

FK

fk 1909

IN ALTO: F. Kupka, Grande nudo. Dipinto nel 1909 e presentato al Salon d’Automne del 1910, questo dipinto marca il passaggio evolutivo dalla tentazione fauve ad una sorta di scomposizione cubista, grazie alla manipolazione del colore. La tela oggi si trova al Guggenheim di New York. Nello stesso anno dipinge Ritratto di donna, in cui solo il viso emerge da un intersecarsi di verticali e diagonali tronche. Il ventaglio di variazioni cromatiche è quello della cauda pavonis dell’Opus Magnum alchemico

E’ facendo risuonare il microcosmo del nostro proprio essere che noi troveremo la via per accrescere il modo di rivelare i più sottili stati dello spirito umano; con il noiintendo il sé collettivo”.

Dipingere significa rivestire gli stadi dell’anima umana in forme plastiche … significa essere un poeta, un creatore, per arricchire la vita di nuove visuali”.

Le due citazioni sono riportate nel capitolo František Kupka the Realm of Rythms and Signs, in R. Lipsey, The Spiritual in Twentieth Century Art,  Dover Publications Inc., Mineola NY 1988, p. 98 e sgg. (tradotte da chi scrive).

Nei suoi primi anni parigini, fu vicino ai movimenti anticlericali ed anarchici e le sue illustrazioni per le riviste satiriche del tempo, rispecchiano la sua anima sulfurea e corrosiva, in particolare le tavole per “L’Assiette au Beurre”, testata di contro-cultura di grande successo. L’editore gli pubblica tre numeri a carattere monografico tutti interamente illustrati da Kupka : L’Argent (1902), Religions, La Paix (1904).

l'argent

Religions

La Paix

Aveva deciso di lasciarsi alle spalle l’attività di illustratore ma non poteva certo dire di no al geografo Élisée Reclus, di cui apprezzava le simpatie anarchiche, quando gli fu chiesto di illustrare la sua opera più importante: L’Homme et la Terre (1905-1908), di cui realizzò sia la copertina che le tavole interne e i disegni ad inizio capitolo.

Elisee Reclus

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kupka reclus 2.jpg

Negli anni Trenta del secolo scorso si legò al conterraneo Adolphe Mucha, maestro massone,  anch’egli incuriosito dalle esperienze occultiste,  e nel 1936 il Jeu de Paume organizza un’esposizione dedicata ad entrambi.

Nel 1946 Praga gli rende omaggio, in occasione del suo settantacinquesimo genetliaco, allestendo una retrospettiva dei suoi lavori, che abbraccia l’opera di Kupka dagli esordi all’età matura. Negli anni ’50 espone a New York e la sua fama si consolida a livello internazionale, finché muore a Puteaux il 24 giugno del 1957.

kupkaLa foto d’epoca (1910 circa) ritrae Kupkadi spalle nel suo studio davanti ad una tela. La posa ieratica e i paramenti sacri confermano la sua visione misticheggiante della natura e dell’opera d’arte, cui certo non sono estranee le esperienze personali in campo teosofico e paranormale, a partire dalla frequentazione di Karl Diefanbach durante gli anni viennesi di fine Ottocento. Lo scrittore-pittore tedesco, sorta di guru che nella Capitale austriaca aveva dato vita ad una comune di affiliati, non fu certo marginale nell’influenza esoterica esercitata sul ceco.

Renato Santoro – 19 novembre 2017

bozzetto 1907 gamma dei gialli

IN COPERTINA: F. KUPKA, bozzetto preparatorio per La gamma dei gialli (1907)

 

 

 

 

 

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5 Comments

  1. Questo post è bellissimo e approfondito, quindi ti ringrazio tantissimo per il lavoro che c’è dietro…Trovare su internet notizie su Kupka è abbastanza un’impresa, quindi il ringraziamento è doppio 😉

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