Jean and Sophie Taeuber ARP, Ascona and theosophy

Jean and Sophie Taeuber ARP

mecenate di Arp, teosofo notevole (collabora con Fulcanelli)
L’on trouve, dans le thème natal de René Adolphe Schwaller de Lubicz, des indices remarquables de l’esprit philosophique intense qui l’a invité à se déployer au coeur du miracle égyptien et à en faire profiter chacun dans ses ouvrages. René Adolphe Schwaller naquit une nuit de pleine lune … 

Massimo Marra – Il Numero divino e il Geroglifico regale: l’avventura spirituale di René Schwaller de Lubicz (2005).

À Ascona je dessinais au pinceau et à l’encre de Chine des branches cassées, des racines, des herbes et des pierres que le lac avait rejetées au rivage. Finalement je simplifiais ces formes et unissais leur essence dans des ovales mouvants, symboles de la métamorphose et du devenir du corps.

Da Hans Arp, Wegweiser/Jalons, scritto nel giugno del 1950 ad Ascona, in Jours effeuillés, 1966.

Jean Arp nel giardino di Ronco dei Fiori, 1965

Sebbene il percorso artistico e personale di Jean Arp sia stato sondato in numerose sedi, vi è un aspetto che viene per lo più tralasciato, ossia il legame duraturo di Arp con il Ticino e, in particolare, con la regione del Verbano. Questo legame e la bellezza del luogo porteranno Jean Arp a scegliere di passare gli ultimi anni della sua vita proprio a Locarno.

Nel 1914, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, Jean Arp e il fratello François fuggono da Colonia, dove entrambi vivevano, e si rifugiano a Parigi. Ma poco dopo, devono abbandonare anche la Francia e riparare in Svizzera. Nel 1915 giungono ad Ascona. Una scelta che non pare essere casuale, considerato che Arp in questi anni già sviluppa interessi e attività inerenti a filosofia, religione e spiritualità in genere (Arp legge Jakob Böhme, Meister Eckhart e Lao Tse, s’interessa di misticismo orientale e frequenta teosofi come l’amico René Schwaller : (A partire dal 1924 a St. Moritz, in Svizzera, Schwaller dà vita alla “Stazione Scientifica Suhalia”, una piccola comunità consacrata alla ricerca scientifica e spirituale e al lavoro artigianale, ispirata in parte al Goetheanum del fondatore dell’antroposofia (Rudolf Steiner), dove svolgerà tra l’altro delle ricerche alchemiche. È in questo laboratorio che Schwaller riuscì ad ottenere i colori blu e rosso delle vetrate della cattedrale di Chartres senza ricorrere a procedimenti chimici. Mise pure a punto un motore funzionante con carburanti diversi, un nuovo modello di elica e il modello di un battello interamente basato sul numero d’oro, che avrebbe potuto resistere alle più forti tempeste. Ai lavori di Suhalia parteciparono, tra gli altri, anche gli artisti Hans Arp e Mirò.[9])), affini a quanto elaborato da più di un decennio nella regione e in particolare sul Monte Verità, sulla collina sopra Ascona. D’altro canto, nella regione in quegli anni vivono altri artisti e amici: innanzitutto il pittore rumeno Arthur Segal (1875-1944), che Arp conosce a Berlino nel 1913 collaborando alla rivista Der Sturm, e che vive ad Ascona dal 1914. Ad Ascona nel 1915 risiedono anche Adya e Otto van Rees, due artisti con i quali Arp collaborerà a Zurigo nel novembre dello stesso anno.

Ascona e il Monte Verità sono meta di Jean Arp anche negli anni seguenti, quando l’artista torna ad Ascona al seguito di Sophie Taeuber, che insieme ad altre giovani danzatrici soggiorna sul Monte Verità per frequentare le sessioni estive della “Scuola di danza” del danzatore e coreografo Rudolf von Laban. Ogni estate, Jean e Sophie da Zurigo giungono ad Ascona e con loro vi sono altri artisti del movimento Dada: Hugo Ball, Emmy Hennings (che si stabiliranno poi in Ticino), Hans Richter, Marcel Janco, ecc. Sul Monte Verità, unitamente alla cerchia artistica locale – non si scordino Marianne Werefkin e Alexej Jawlensky, arrivati ad Ascona nel 1918, e anche Walter Helbig, amico e collega di Arp dai tempi del Moderner Bund – gli artisti organizzano spettacoli, feste e mostre. Lo stesso Jean Arp, peraltro, ricorda la scoperta di elementi fondamentali per la sua arte proprio in riva al lago di Ascona, nel 1917.

Woty Rütgers, Sophie Taeuber e Jean Arp ad Ascona, 1925

Sempre ad Ascona, la famiglia Hagenbach aveva acquistato una casa di vacanza: Arp vi soggiorna spesso, negli anni Trenta con Sophie Taeuber e negli anni Cinquanta con Marguerite Hagenbach. Nasce così il progetto di stabilirsi nella regione e finalmente, nel 1959, Arp prende dimora a Locarno-Solduno, sempre insieme a Marguerite Hagenbach. Ben lungi dal vivervi un lento declino o una sorta di pensionamento, Arp continua a lavorare: oltre a stabilire uno studio in casa propria, s’insedia anche in uno degli atelier del complesso che lo scultore Remo Rossi crea nella zona “Saleggi” di Locarno. Qui Arp – a fianco di Hans Richter e Italo Valenti, anche loro attivi negli atelier – lavora regolarmente con l’aiuto degli assistenti Alberto Meli e Candido Epis, che realizzano le sue opere tardive.

Alberto Magnelli, Hans Richter, Jean Arp e Marguerite Arp a Locarno, 1965

Nel 1965, grazie all’intermediazione di Remo Rossi, viene allestita nelle sale del Castello Visconteo di Locarno una mostra con opere di Arp e di altri artisti della collezione Arp-Hagenbach. Ancora prima dell’inaugurazione dell’esposizione, Arp fa dono delle opere esposte alla Città di Locarno, con l’obiettivo di porre le basi per la fondazione di un museo di arte moderna. In segno di riconoscimento la Città conferisce alla coppia la cittadinanza onoraria.

Jean Arp si spegne a Basilea il 7 giugno del 1966 e riposa nel cimitero di Locarno.

Veronica Provenzale

FONDAZIONE MARGUERITE ARP

VIA ALLE VIGNE 44
CH-6600 LOCARNO-SOLDUNO

TEL. +41 91 751 25 43
FAX +41 91 751 28 24
INFO@FONDAZIONEARP.CH

 

A partire dal 1924 a St. Moritz, in Svizzera, Schwaller dà vita alla “Stazione Scientifica Suhalia”, una piccola comunità consacrata alla ricerca scientifica e spirituale e al lavoro artigianale, ispirata in parte al Goetheanum del fondatore dell’antroposofia (Rudolf Steiner), dove svolgerà tra l’altro delle ricerche alchemiche. È in questo laboratorio che Schwaller riuscì ad ottenere i colori blu e rosso delle vetrate della cattedrale di Chartres senza ricorrere a procedimenti chimici. Mise pure a punto un motore funzionante con carburanti diversi, un nuovo modello di elica e il modello di un battello interamente basato sul numero d’oro, che avrebbe potuto resistere alle più forti tempeste. Ai lavori di Suhalia parteciparono, tra gli altri, anche gli artisti Hans Arp e Mirò.[9]

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