Édith Piaf, la Rosicrucienne

Édith Piaf, la Rosicrucienne Lorsqu’elle s’affilia à l’Ancien et Mystique Ordre de la Rose-Croix en 1955, Édith Piaf demanda à Jean Dréjac, l’un de ses paroliers, de lui écrire une chanson illustrant son bonheur d’être devenue Rosicrucienne. Il composa «Soudain une vallée», sur une musique de B. Jones et C. Meyer. Dans un style poétique, cette chanson symbolise le cheminement spirituel qui mena Édith Piaf jusqu’aux portails de l’A.M.O.R.C., au-delà desquels elle trouva «l’amour et bonté», ainsi que la «paix profonde» si chère aux Rose-Croix. Les photographies illustrant cette chanson sont de Hugues Vassal, qui fut à l’époque le photographe préféré d’Édith Piaf. En savoir plus sur la Rose-Croix : http://www.rose-croix.org/

Edith Piaf

Edith Gassion, cantante francese di fama mondiale nota come Édith Piaf (1915-1963), è stata membro dell’AMORC dall’aprile 1955 alla sua morte[11]. A seguito della sua affiliazione, recava sempre al collo una catenina con una Rosacroce d’oro. Una sera, avendola dimenticata, si rifiutò di andare in scena fino a quando la sua guardarobiera non gliela portò[12].

Numerose personalità di fama mondiale (scrittori, attori, musicisti, registi, come pure docenti, scienziati, ricercatori, medici, uomini politici…) sono stati oppure sono attualmente membri nelle varie Giurisdizioni dell’Ordine Rosa-Croce; in genere, preferiscono rimanere anonimi, anche se spesso gli artisti esprimono la loro appartenenza all’AMORC attraverso un simbolismo celato nelle loro produzioni ma facilmente riconoscibile da parte dei rosacrociani.

Édith Piaf

Édith Piaf
Édith Piaf 914-6440.jpg
Nazionalità Francia Francia
Genere Chanson
Pop
Leggera
Periodo di attività musicale 1935 – 1963

Édith Piaf, pseudonimo di Édith Giovanna Gassion (Parigi19 dicembre 1915 – Grasse10 ottobre 1963), è stata una cantautrice francese.

È stata una grande interprete del filone della chanson, nel periodo dagli anni ’30 agli anni ’60. Nota anche come “Passerotto”, come veniva soprannominata per la sua statura minuta (passerotto infatti nell’argot parigino si dice piaf).

Definita anche come “l’ugola insanguinata” di un passerotto, la sua voce era caratterizzata da numerose sfumature. In molti casi era lei stessa l’autrice dei testi delle canzoni che interpretava.

Fu lei a lanciare la maggior parte degli artisti che verranno, in seguito, definiti “suoi successori”, tra cui Montand, AznavourConstantineGlanzbergBécaudMartenMoustaki e Sarapo.

Malgrado i numerosi eventi negativi che costellarono la sua vita, Piaf viene ricordata come una personalità solare, estroversa, dalle mille sfaccettature, estremamente acculturata e sensibile.

È altresì definita il “mecenate di Parigi”, per le frequentazioni di altissimo livello e le amicizie con i più alti esponenti artistici, letterari, musicali, filosofici e culturali del secolo.

Porta il suo nome un asteroide della fascia principale, scoperto nel 19823772 Piaf. Il verso di una sua interpretazione è rimasto famoso:

(FR)«Non, rien de rien / Non, je ne regrette rien / Ni le bien qu’on m’a fait, ni le mal / Tout ça m’est bien égal» (IT)«No, niente di niente / No, non rimpiango niente / Né il bene che mi è stato fatto, né il male / Per me è lo stesso»

Biografia

L’infanzia e gli inizi artistici

Targa dedicata ad Edith Piaf, al 72 di Rue Belleville a Parigi

Nacque con il nome di Édith Giovanna Gassion da una famiglia di umili origini: il padre Louis Alphonse, normanno, era contorsionista e la madre, Annetta Giovanna Maillard (Anita Maillard, nota come l’artista Line Marsa), era una cantante di strada, nata a Livorno[1] e di origini berbere[2].

Secondo la leggenda, la madre partorì Édith, aiutata da un poliziotto, sul marciapiede davanti agli scalini dell’abitazione che reca il numero civico 72 di rue Belleville, come riporta anche la lastra commemorativa inaugurata qualche anno dopo la sua morte da Maurice Chevalier. Tuttavia gli archivi parigini riportano che Annetta Giovanna Margherita Maillard, detta Jacqueline, sotto lo pseudonimo di Line Marsa, abbia partorito Édith Giovanna Gassion all’Ospedale Tenon, in Rue de Chine 4, nei pressi di Belleville, alle 5:10 di mattina.[3] Il relativo documento fu redatto il 20 dicembre 1915, in presenza della neonata, dall’infermiera Jeanne Croise, che aveva assistito al parto in presenza dei medici Jules Defleur e Jacques Gairet. Édith era il nome di un’infermiera inglese, Edith Cavell, fucilata per aver aiutato dei soldati francesi a scappare dalla prigionia tedesca durante la prima guerra mondiale.[4]

Dopo il parto la madre venne sistemata nella Salle Tarnier, nel letto n. 35, e il 24 dicembre madre e figlia furono dimesse dall’ospedale. Non si sa, invece, dove si trovasse il padre al momento della nascita della bambina, benché, secondo la versione raccontata dalla stessa Édith, il padre, andato a cercare un’autoambulanza per soccorrere la madre, alla quale si erano rotte le acque, avrebbe fatto sosta in ogni bistrot che incontrava, per festeggiare il lieto evento e che sia tornato dalla moglie e dalla figlia neonata completamente ubriaco.

Il lavoro dei genitori di Édith non permetteva loro di allevare un figlio; perciò la piccola passò inizialmente la sua infanzia dalla nonna materna Aïcha, una cabila ammaestratrice di pulci, che abitava molto vicino ai genitori di Edith, in Rue Rébéval 91, alla quale importava ben poco della piccola, benché risulti sua madrina di battesimo, rito che si svolse nella chiesa di San Giovanni Battista a Belleville il 16 dicembre 1917.

Fu Édith stessa a sostenere che i suoi biberon venissero riempiti di vino rosso “per uccidere i microbi”[5], come riportato nei suoi Mémoirs.

La bambina rimase presso la nonna materna sino all’età di due anni, quando il padre venne a prelevarla dall’abitazione di Aïcha e, viste le condizioni deplorevoli in cui la neonata versava (scarsissima igiene, malattie esantematiche e denutrizione), si trovò costretto ad affidarla alle cure di sua madre, Louise Léontine Descamps, secondo alcune fonti cuoca o tenutaria di una casa di tolleranza a Bernay, nell’Alta Normandia (Eure).

Finalmente la piccola cominciò a ricevere adeguate attenzioni, conducendo una vita normale come ogni bambina della sua età. Dopo poco tempo fu colpita da una malattia agli occhi, la cheratite. La nonna la portò a Lisieux, dove era sepolta santa Teresa del Bambin Gesù, in modo che la bimba potesse pregarla in cambio della guarigione, che effettivamente avvenne dopo qualche tempo, in realtà grazie alle cure di un medico frequentatore della maison della nonna.

Da quel momento in poi Édith fu devotissima a santa Teresa e, durante le sue numerosissime tournée, non perse mai l’occasione di accenderle un cero.

Una volta guarita, Édith frequentò la scuola elementare comunale di Bernay (la Paul Bert) sino all’età di 8 anni, quando il padre, sotto consiglio del curato e con l’assenso della nonna, si riprese la bambina e la portò con sé.

Esordio come artista di strada
All’età di otto anni il padre la riprese per portarla con sé in giro per la Francia. Louis, in quel momento, era contorsionista antipodista presso il Cirque Caroli. Édith si occupava dei lavoro di casa e del mantenimento della roulotte dove i due vivevano. Non mancarono le numerose storie del padre con donne circensi, ma il bisogno di libertà di quest’ultimo lo spinse a non accasarsi seriamente con una di loro, preferendo una vita da nomade indipendente con la piccola Édith. Dopo qualche mese, Louis decise di abbandonare il circo per iniziare a sbarcare il lunario da solo. Si esibiva in qualità di contorsionista antipodista in giro per la Francia e la bambina faceva la questua. Accadde un giorno che il padre, davanti ad un pubblico poco propenso ad elargire denaro, promise che la bambina si sarebbe esibita in un “doppio salto mortale pericoloso”: la cosa non avvenne mai perché Édith rimediò intonando una canzone, molto probabilmente La Marsigliese (tuttora l’attribuzione resta controversa). Fu proprio così che Édith iniziò a cantare per strada, in seguito sotto lo pseudonimo di Miss Édith, phénomène vocal, per rimediare qualche moneta e procurare da il cibo per sé stessa e per il padre. Secondo la leggenda, Édith cantò La Marsigliese con quella sua voce già piena di rabbia e ruvidezza, ma sembra più probabile che la bambina abbia cantato, invece, canzoni come Nuits de chine o Nini peau d’chien, la cui melodia melensa richiamava l’ambiente di Bernay e, dunque, gli anni passati con Maman Tine.

Nel frattempo, Louis, pratico seduttore, si accasò con una certa Jeannette de l’Hote, da cui avrà una figlia, Denise Gassion, sorellastra di Édith. La figlia di Papa Louis era ormai insofferente a quel clima di ménage familiare che si era venuto a creare, motivo per cui a 14 anni decise di abbandonare il padre per vivere con una compagna di miseria, affettuosamente soprannominata Momone, per l’affido della quale Édith stilerà un contratto da far firmare alla madre di Simone Berteaut, garantendo alla donna un’indennità da corrispondere settimanalmente in cambio della compagnia della figlia (vitto e alloggio compresi). Simone ed Édith costituirono un duo che si esibiva in tutte le strade di Parigi: Edith cantava e Simone suonava l’armonica o faceva la questua… A questo periodo Edith fece allusione durante il programma televisivo La Joie de Vivre del 1954, evocando con amara tenerezza i ricordi della sua adolescenza.

A 17 anni conobbe Louis Dupont a Romainville, nella banlieue, di Parigi, suo primo uomo e padre della prima ed unica figlia, che Édith partorì nel 1933: Marcelle Carolina Gassion, nata l’11 febbraio 1933, in seguito, una volta che il padre la riconobbe, Marcelle Carolina Dupont. La coppia si stabilì con la bambina all’Hotel de l’Avenir, a Belleville, poi al 105 di Rue Orfila, ove Marcelle passò i suoi primissimi mesi di vita. Ad un certo punto, dal momento che il ménage familiare iniziava a non funzionare più, Edith decise di riprendere a cantare per le strade portando la bambina con sé. Il disaccordo di P’tit Louis non tardò ad arrivare e fu proprio in quel periodo che Edith si trasferì con la figlia e l’amica Momone a Pigalle, tra Rue André Antoine e Villa De Guelma, accanto al Bouleverd de Clichy, all’altezza della Place Blanche, presso l’Hotel Régence. In quel periodo, la Piaf si esibiva presso il Petit Jardin, La Taverne du Clair de Lune, il cabaret Nouvelle Anthènes e Le Rat Mort. Dopo più un anno di vita itinerante, Louis decise di portare la figlia a sua madre e di levarla a Edith. Per quanto armato di buona volontà, però, Louis era molto giovane e non fu in grado di badare adeguatamente alla neonata, che lasciava spesso a casa da sola quando non riusciva a portarla alla madre: la piccola morì di meningite a soli due anni, il 7 luglio 1935, all’Ospedale Necker-enfants Malades. La morte della figlia fu il primo e forse il più grande dolore di Edith, la quale affermerà più tardi nei suoi mémoirs portare dentro di sé un sordo rimorso: la vita stroncata della sua bambina.

Già duramente provata, Édith venne scoperta a 20 anni dall’impresario Louis Leplée e, dopo un’audizione al “Le Gerny’s”, cabaret vicino agli Champs Elysées, debuttò nel 1935 sotto lo pseudonimo, scelto dall’impresario, La Môme Piaf. Molti erano i personaggi famosi che accorrevano per ascoltare la sua voce: uno fra tutti, Maurice Chevalier, ma anche Mistinguett, Jean Mermoz, Jacques Cannetti (direttore artistico di Radio Cité, che le proporrà un contratto in radio per la sua trasmissione della domenica pomeriggio) e Raymond Asso, che in seguito diventerà il suo impresario, pigmalione e confidente. Leplée verrà, poi, trovato assassinato presso la sua abitazione, per via di un importante furto. In un primo momento si diede adito a un eventuale coinvolgimento di amicizie della giovane Môme Piaf, la quale, dopo 48 ore di interrogatorio, venne giudicata innocente e il caso venne archiviato per mancanza di prove.

Nasce il mito dell'”usignolo”

Dopo la morte di Leplée, Édith perse l’allure di Mome che tanto le era congeniale sino a quel momento. Dopo vani tentativi presso music hall parigini di minore prestigio del Gerny’s (ingaggiata da un giovanissimo Bruno Coquatrix che nel 1955 diventerà il direttore artistico dell’Olympia), la giovane ancora Mome Piaf va alla volta del Belgio per una serie di concerti organizzati da Fernard Lumbroso, senza riscuotere il successo desiderato. Dopo un periodo d’inattività artistica, la giovanissima Edith decide di rivolgersi all’impresario Raymond Asso, in origine poeta, che compose i primi testi del vero e proprio repertorio della ex Môme Piaf, armonizzati dalla celeberrima Marguerite Monnot, cui Piaf restò legata per diversi anni, e che firmò la maggior parte delle partiture musicali delle canzoni di Édith.

Dopo una tournée “di prova” in provincia e dopo esser passata in “vedette americane” allo spettacolo di Marie Dubas, per la Mome avviene il grande trionfo all’ABC, dove si concretizzerà il vero e proprio passaggio dal nome artistico “Mome Piaf” a “Edith Piaf”, così come consigliato dall’editore Breton, cui Edith resterà profondamente legata per il resto della sua vita.

Édith Piaf si divide tra tournée in giro per la Francia e sempre più trionfali rentrée parisienne. La chanteuse si legò a diversi personaggi di spicco dell’arte, della musica, della filosofia e della letteratura francese, tra cui si ricorda lo stesso Raymond Asso, Michel Emer, Paul MeurisseJean Cocteau, Norbert Glanzberg, Yves MontandCharles AznavourGeorges Moustaki e molti altri. Molti di loro, esponenti del mondo dello spettacolo e della musica, furono aiutati dalla Piaf ad ottenere successo per poi non dimostrarsi riconoscenti nei suoi confronti.[6]

Dopo essersi allontanata da Asso, il suo impresario ufficiale divenne Louis Barrier (affettuosamente soprannominato Loulou o Lou), che le fu vicino non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente. Jean Cocteau s’ispirerà a lei per un lavoro teatrale, Le bel indifférent, di cui gli Archivi Francesi conservano numerose foto e riprese. Nel 1940 Michel Emer scriverà per lei La fille de joie, che lei reintitolerà L’Accordéoniste: il brano diverrà uno dei suoi cavalli di battaglia.

Gli anni di Guerra e l’impegno nella Resistenza

Dopo aver lasciato Asso, Edith va a convivere con Paul Meurisse in Rue Anatole de la Forge, in prossimità dell’Etoile. Fu proprio in quel periodo, e con Meurisse come partenaire, che Piaf reciterà una pièce per lei scritta da Jean Cocteau,Le bel indifférent, di cui gli Archivi Francesi conservano numerose foto e riprese. Edith è ormai una diva affermata i suoi cachets sono abbastanza alti e può permettersi una sistemazione e una vita lussuosa. É proprio in questo periodo che inizia a implementare la propria biblioteca personale e riunisce, ogni sera, presso la sua abitazione, grandi esponenti dell’arte, della letteratura, della musica e della filosofia francese, abitudine che conserverà per il resto della sua vita. Viene presto definita il “Mecenate di Parigi” per le frequentazioni di altissimo livello.

Durante la seconda guerra mondiale, Paul viene presto chiamato al fronte e Edith, una volta avvenuta l’occupazione di Parigi, in seguito al susseguirsi di una serie di eventi e situazioni che le renderanno impossibile proseguire a vivere a Rue Anatole de la Forge (i tedeschi le toglievano acqua corrente e gas), si vede costretta a traslocare presso una mansarda di un palazzo di Rue de Villejust, il cui pianterreno era interamente occupato da Madame Billy e dalla sua casa di tolleranza, con cui Edith non ebbe mai contatti, benché le malelingue riportino diversamente.

Benché Parigi sia occupata dai tedeschi, Edith continua a cantare, subendo spesso pesanti pressioni da parte del Kommandantur, che le oscura e le sopprime determinate canzoni dal suo repertorio. Lei, ciononostante, si esibisce col tricolore dietro cantando inni patriottici come “Où sont-ils mes petits copains”, esibizione che le procurerà diversi problemi, diverse accuse dall’occupante e il pagamento di una pesante ammenda.

Tra il 1943 e il 1944, Edith intraprende una serie di viaggi in Germania presso i campi di concentramento tedeschi ove erano detenuti diversi prigionieri francesi. Edith canta per lo Stalag III D, accompagnata dalla fedele segretaria Andrée Bigard. Si farà fotografare assieme a tutti i connazionali prigionieri per poi, una volta tornata a Parigi, ritagliare le sagome di ogni volto e costituire dei documenti falsi che sarebbero serviti ai prigionieri per evadere dal campo. L’anno successivo, dunque, Edith parte con la Bigard alla volta di Berlino, di nuovo. In una valigia a doppio fondo inserisce vettovaglie, vestiti, lettere delle varie famiglie e i famosi documenti falsi che corrisponderà ai connazionali. Dei 147 documenti smistati, 118 saranno quelli dei prigionieri che riusciranno a salvarsi, passando come musicisti della Signora Piaf.

Non mancarono, inoltre, amici, compositori e colleghi che Edith nascose presso le proprie abitazioni e quelle di amici, come Nobert Glanzberg, Michel Emer e Réné Guetta.

Una volta conclusasi la guerra, il profilo della Piaf verrà esaminato dal Tribunale dell’Epurazione che la proscioglierà da ogni tipo di accusa, reclamandone l’infondatezza, e le riconoscerà gli alti servigi resi alla nazione Francese.

La Vie En Rose

Nel 1944 Edith si innamora di Yves Montand e lo lancia nel mondo della canzone, rendendolo famoso. Con Yves Montand la Piaf, oltre a duettare al Moulin Rouge, registra una canzone molto famosa: C’est merveilleux (“È meraviglioso”), tratta dal film Etoile sans lumière (“Stella senza luci”), interpretato proprio dai due chansonniers. Il legame affettivo tra i due, però, si scioglie in breve tempo, poco dopo l’inizio della fama di Yves. Nel 1945 la chanteuse cambia casa discografica ed entra a far parte della Pathé. Nel 1945 scrive le parole della celeberrima La Vie en rose, che di lì a poco diventerà l’inno alla nuova vita di una Francia schiacciata dalla guerra. (In realtà non fu proprio Édith, per quanto autrice del testo, a registrare per prima la canzone; fu preceduta da Marianne Michel[senza fonte], amica e rivale nel mondo del lavoro, ma di talento e fama minori.)

Il titolo di questa leggendaria canzone è talmente legato alla figura di Édith Piaf che il regista Olivier Dahan, autore della pellicola vincitrice del premio Oscar sulla tormentata vita della cantante (interpretata da Marion Cotillard), acconsente a modificare, per le versioni straniere, il titolo del film da La môme a La vie en rose. Il tutto appena prima dell’uscita del film (2007) in Francia ed è riportato negli archivi con il nome originale.

Alla conquista dell’America

Il 10 ottobre 1946, dalla Gare Du Nord, Edith parte alla volta dell’America. Dopo aver preso il treno alla volta di Le Havre e un primo battello per Londra, da Londra salpa a bordo del Queen Elizabeth verso New York. Accompagnata dai Compagnons de la Chanson (tra cui l’amante, nonché capo dei 9 garçon, Jean-Louis Jaubert) dalla giovane attrice Odette Laure e dagli inseparabili Robert Chauvigny e Marc Bonel (maestro d’orchestra uno e accordéoniste l’altro), Edith prepara il repertorio per la Play House, composto da canzoni in francese e in inglese. I Compagnons riscuotono un successo considerevole mentre Edith non viene capita. Erroneamente considerata “alla Mistinguett”, Edith la più grande tragédienne del XX secolo, non avrebbe mai portato grandi panaches e gioielli vistosi in scena. Dopo un alterco più o meno mascherato con i Compagnons, che partono alla volta della Florida per cercare successo, Edith, prossima al ritorno in Francia, riceve una critica estremamente positiva da parte di Virgil Thompson, noto critico d’arte estremamente influente nel panorama artistico-musicale americano, il quale intima i suoi compatrioti a non lasciarsi sfuggire l’occasione di apprezzare la grande Piaf, in quanto, in caso contrario, “darebbero prova della loro stupidità”. L’articolo cambia completamente le sorti di Edith, la quale, grazie all’intermediazione del fidato impresario Loulou Barrier e del corrispettivo americano Clifford Fisher, riesce a prodursi in un cabaret a Manhattan, il “Versailles”, inaugurato negli anni ’30 da Lucienne Boyer, prima moglie del suo futuro marito Jacques Pills, nonché madre di Jacqueline Boyer, vincitrice dell’Eurovisione nel 1960. Al Versailles Piaf ha un immenso successo. Viene applaudita da star di fama mondiale, come Marlene DietrichCharles Boyer e Orson Welles.

Piaf resterà estremamente legata all’America e l’America estremamente legata a Piaf, la quale vi farà ritorno 5 volte.

1947-1949; Tragico amore con Cerdan

Nel 1947, durante un pranzo organizzato dai coniugi Pills-Boyer fuori New York, accompagnata da Odette Laure, Edith fa la conoscenza del pugile Marcel Cerdan, campione dei pesi medi, di Casablanca, sposato con Marinette Cerdan, e padre di 3 figli (Marcel, Réné e Paul). Durante la sua rentrée parisienne, la Piaf lo rivede come ospite della serata in suo onore al Club des 5, ma il vero amore sboccia in America, quando, dopo uno scambio di telegrammi per le rispettive performance (di lei al Versailles, di lui al Madison Square Garden), i due decidono di andare a cena assieme. Leggenda vuole che, dopo essere stata messa davanti a un pastrami e un gelato alla menta in un qualsivoglia pub newyorkese, la Piaf, disgustata, abbia protestato, in modo tale da ottenere un invito, la sera stessa, presso il miglior ristorante francese di New York. È la prima volta che Édith si innamora di qualcuno che non faccia parte del mondo della musica. A causa delle loro vite alquanto “itineranti”, i due, nei momenti in cui non riescono a stare assieme, comunicano attraverso corrispondenza, e le lettere, oggi facenti parte dell’archivio della Biblioteca Nazionale Francese, sono state da poco raccolte nel libro Moi pour Toi. La strana presenza della Piaf ai vari match di Cerdan e la rispettiva presenza dello stesso ai vari concerti della chanteuse alimenta un’ipotesi di relazione “clandestina” nella presse scandale, prontamente smentita da parte di Edith stessa nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il suo domicilio dell’epoca, in cui affermerebbe di essere legata a Cerdan da niente di più di una profonda amicizia e ammirazione. I due, però, vengono persino fotografati assieme durante lo sbarco dal Constellation di Air France, nel marzo del 1948, che, da New York, li aveva portati a Parigi. I pettegolezzi della stampa arrivano sino in Marocco dove Marinette, dopo un primo tentativo di emancipazione dal marito, viene prontamente rassicurata dallo stesso e parte con Marcel e i figli alla volta di Parigi e poi New York. Si racconta che, poco prima del match decisivo che avrebbe reso Cerdan campione del mondo, Edith avesse predetto la vittoria dell’amato, interpretando lo strano profumo di rose che inebriava la casa come un segnale inviatole da Santa Teresa, cui la Piaf era molto devota. Motivo per cui, la sera stessa della vittoria, Cerdan venne scortato nell’appartamento di Park Avenue da una Piaf raggiante che per lui, grazie all’aiuto di Ginette Richer (moglie di Guy Bourguignon, uno dei compagnons) aveva preparato un tappeto di petali di rosa dall’ascensore sino all’ingresso dell’appartamento. Ma la felicità durò poco: il 28 ottobre 1949 l’aereo che trasporta Marcel Cerdan da Parigi a New York (il nuovissimo “Constellation” di Air France) precipita tragicamente sulle Azzorre (sembra che Edith l’avesse chiamato dicendogli: “Prendi l’aereo, se prenderai la nave avrò il tempo di morire, mi manchi troppo.”). Nello stesso momento in cui l’aereo precipitava, Edith stava cantando al Versailles. Marc Bonel racconta di esser andato con Louis Barrier all’aeroporto a prendere Marcel e che, dopo aver appreso la tragica notizia, i due, increduli ed esterrefatti, non sapessero come dirlo a Edith che, nello stesso momento, dormiva a casa sua. La scena fu estremamente drammatica, ma la Piaf, anche se in preda al dolore, decise di cantare lo stesso, dedicandogli il suo repertorio, soprattutto Hymne à l’amour (canzone dedicata a Marcel con musica composta da Marguerite Monnot, la stessa di Milord). Sotto forti dosi di medicinali, aprì lo spettacolo dicendo: “Questa sera canto per Marcel, solo per lui…”. Resse per cinque canzoni, ma, mentre cantava Escale crollò sul palco priva di sensi, in preda alla depressione. Quella notte, Loulou (Barrier) dormì con lei, giurando di non abbandonarla mai più da quel momento in avanti. Edith fu poi colpita dall’artrite reumatoide, che le portò grandi dolori, ai quali poi si aggiunsero quelli causati da un incidente quasi fatale che le procurò diverse fratture costali che le impedivano di respirare senza provare dolore. Da quel momento in avanti cominciò a fare un leggero uso di morfina, dapprima sotto prescrizione. Questo tuttavia non le impedì di continuare a cantare.

1950-1951: Eddie Constantine, André Pousse e Toto Gérardin

Dopo la morte di Cerdan, Edith si lasciò andare. A grandi cambiamenti, innanzitutto. Accorciò notevolmente la lunghezza della sua chioma per trovarsi con un taglio corto, che caratterizzerà la sua immagine sino alla fine. A New York, dove visse i mesi successivi, fece accorrere i suoi amici francesi più cari, tra cui Jacques Bourgeat (Jacquot), Ginette Richer in Bourguignon, Simone Berteaut e Robert Dalban, con cui intrattenne una nutrita corrispondenza epistolare. Dopo tentativi quasi del tutto vani (pilotati dalla Berteaut) di entrare in contatto con il defunto Marcel, Edith decise che era tempo di tornare a Parigi. La sua città la consacrò con un recital memorabile alla Salle Pleyel, in cui, tra le tante canzoni, interpretò la Chanson Bleue, espressamente dedicata a Cerdan. La casa di Boulogne (di sua proprietà), un maniero vittoriano situato nei pressi di Auteil, ben presto fu popolata dai figli di Cerdan che, dopo un viaggio a Casablanca di Edith, un incontro e una riconciliazione tra lei e Marinette, vedova del pugile, e in seguito alle varie sollecitazioni da parte dell’illustre cantante francese, vi abitarono per un lungo periodo di tempo, affidati alle cure della stessa Edith, la quale volle garantire loro una vita agiata e l’istruzione più prestigiosa.

Dal punto di vista sentimentale, agli albori del ’50, la Piaf si legò sentimentalmente a Eddie Constantine, con il quale recitò sul palco dell’A.B.C. l’operetta La P’tite Lili. Di origine americana, Constantine, lanciato dalla Piaf tra il 1950 e il 1952, si farà strada nel mondo del cinema francese e statunitense. Durante la recita della P’tite Lili, Piaf fu vittima di ben 2 incidenti d’auto che le fratturarono un braccio e 3 costole. Fu proprio in quel periodo che la storia d’amore con Constantin volse al termine.

Durante i vari soggiorni in clinica, Piaf si trovò spesso in compagnia di un noto ciclista, André Pousse, con il quale nacque un brevissimo ma intenso idillio. A seguire, Pousse venne rimpiazzato da Gérardin, anch’egli noto ciclista. Le corrispondenze epistolari dei 2 sono raccolte nel libro Mon Amour Bleu, da cui emerge una Piaf estremamente femminile, sensuale ed estremamente coinvolta e attratta fisicamente dall’atleta. Le continue incursioni di Gérardin a Boulogne destano sospetti nella moglie di Gerardin, causa scatenante dell’allontanamento della Piaf da lui.

1952: Matrimonio con Pills

Il 1952 porta stabilità nella vita sentimentale della Piaf, la quale convola a nozze, nel mese di settembre, con l’artista lirico Jacques Pills. La loro storia d’amore nasce da una canzone. Durante la traversata di ritorno verso Parigi dall’America, Jacques Pills, avvenente showman, appena divorziato dalla celebre Lucienne Boyer (l’autrice di Parlez-moi d’amor), compone, grazie all’aiuto del prossimamente celebre Gilbert Bécaud, la canzone Je t’ai dans la peau, dedicata a Piaf. Tramite l’intermediazione di Eddie Lewis, impresario americano delle star francesi in America, Pills riesce a ottenere un rendez-vous a casa della Piaf. Durante lo stesso incontro, nasce l’amore che culminerà, qualche mese dopo, in matrimonio, a New York. Per l’occasione, Edith, assieme all’amica Marlène Dietrich, viene vestita dalle migliori boutique della 5th Avenue e, il 12 settembre, convola a nozze nella chiesa newyorkese San Vincenzo De Paoli. La cerimonia sarà officiata dal prete italiano Salvatore Piccirillo, confidente della Piaf dai tempi della morte di Cerdan. Dopo i festeggiamenti in pompa magna al cabaret Versailles e al Pavillon, i due partono, per lavoro, per onorare vari contratti tra Hollywood e Los Angeles, dove vengono acclamati come coppia e per il nascente sodalizio artistico.

Dopo mesi in giro per l’America, Piaf decide di tornare a Parigi assieme al marito, coniugata e rinnovata. I due si trasferiscono al 67 bis di Boulevard Lannes, nel XVI arrondissement (il più chic di Parigi), occupando l’intero piano terra dell’appartamento, compreso di giardino privato e vista sul Bois de Boulogne. Questa sarà l’ultima dimora della Piaf, dove la stessa vivrà sino al 1963.

Dopo una serie di concerti nelle più prestigiose sale parigine, Edith parte in tournée estiva con il Super Circus, per tutto il periodo estivo, cui seguirà un periodo di riposo intenso e dei soggiorni in clinica per riabilitazione. Il resto del tempo, Edith lo trascorre assieme al marito nella villa villa familiare delle Lande, territorio natale di Jacques. Dopo una serie di complicazioni, Edith si rimette in sesto per l’Olympia e per il prossimo viaggio in America.

1956-1957 I trionfi americani, la Carnegie Hall e il divorzio da Pills

Nel 1955 Bruno Coquatrix inaugura un nuovo music hall, l’Olympia, situato nel cuore di Parigi, nel Boulevard des Capucines, in prossimità dell’Opera, accanto alla dimora di Mistinguett. Edith Piaf, naturalmente, è scritturata come prima étoile, con una serie di proroghe del contratto sino al raggiungimento di più di 3 mesi. Dopo l’immenso trionfo dell’Olympia, Edith parte alla volta dell’America, dove riceve la consacrazione più alta della sua carriera, ovvero il trionfo al Carnegie Hall, con più di 20 minuti di standing ovation e una ventina di chiamate. Un aneddoto interessante ci viene fornito dalla coppia Bonel. La sala era così piena che diversi spettatori vennero fatti accomodare direttamente sul palco!

Edith tornerà nuovamente alla Carnegie Hall nel 1957, per un concerto storico, di cui sono pervenute le registrazioni, da cui emerge una Piaf allo zenith del proprio talento artistico.

Dopo una serie di spettacoli in giro per l’America, soggiorni in ville lussuose di Malibu e della costa californiana, Edith, già legata sentimentalmente al chitarrista Jacques Liébrard, annuncia l’imminente divorzio da Pills, il cui movente sarebbe stato la chanson, che un tempo li aveva avvicinati e che oggi li allontanava. Ciononostante, Piaf e Pills rimasero in ottimi rapporti. Lui fu uno dei suoi confidenti privilegiati, sino alla fine e l’unico, a dire della Piaf, ad aver portato stabilità nella sua vita.

1958-1959: Pittori, Milord e tournées suicides

Edith Piaf con Marlene Dietrich nel 1959

Nel 1958, Edith viene ingaggiata da Bruno Coquatrix per una delle più memorabili tournées della sua vita, all’Olympia, il tempio della musica francese. Apre il suo récital conComme moi e lo chiude con Bravo pour le Clown. Coquatrix prorogherà di diverse settimane il contratto, a causa dei numerosi “esaurito” della totalità dei concerti, sino a raggiungere il centinaio. Edith Piaf fu l’unica artista a prodursi per più di 100 giorni consecutivi in un così prestigioso music hall. Prima e durante la permanenza all’Olympia, conobbe Félix Marten, vedette americana del suo tour de chant, con cui vi fu una relazione amorosa e professionale intensa ma breve. Ciò, però, non impedì a Piaf di lanciarlo professionalmente, da buon Pigmalione che si rispetti, e Marten divenne un ottimo attore ed entertainer. Si racconta che fosse un tipo alquanto dispotico e che le relazioni intercorrenti tra i 2 fossero alquanto accese e aggressive. Dopo essersi separati, sempre durante la tournée, Edith conobbe un giovane italo-greco, in arte Georges Moustaki, presentatole dal chitarrista Henri Crolla, desideroso di diventare vedette. La leggenda vuole che sia stato proprio lui a scortarla in Fiat 500 dall’Olympia a Boulevard Lannes, dove venne invitato a cena per il resto delle sere. Tra la Piaf e Moustaki s’instaurò un sodalizio artistico e amoroso che permise al giovane autore di essere proiettato in scena e di conoscere il successo, dapprima come paroliere e compositore e, in seguito, come interprete. Moustaki compose per Piaf alcuni dei suoi titoli più belli, tra i quali spicca Milord, senza, però dimenticare Le Gitan et la FilleEden BluesT’es Beau, Tu Sais e Faut Pas qu’il se Figure. Il temperamento alquanto dispotico di Moustaki andava a cozzare col forte carattere, a tratti dalla durezza mascolina, della Piaf, con la quale ebbe non pochi problemi. Lui, tra l’altro, si è sempre detto attratto solo artisticamente dalla Piaf, con la quale sarebbe intercorso unicamente un sodalizio di tipo artistico e musicale, a suo dire. Fu proprio in questo periodo che Edith subì ulteriori incidenti stradali. Dopo un cocktail in onore del Tout-Paris presso Maxim’s, Edith decise di farsi scortare da Moustaki nella sua proprietà di Condé-sur-Vesgre. Accanto alla Piaf sedeva Marcel Cerdan Jr, figlio del pugile un tempo amato dalla Piaf, il quale rimase indenne durante entrambi gli incidenti. Per Piaf, invece, la situazione fu più grave. Una ferita a livello della fronte e 3 costole rotte. Ciò, però, non le impedirà di prodursi in scena, ma il viaggio previsto per quel periodo in America venne posticipato. Dal momento che aveva programmato di portare con sé Moustaki nella sua tournée negli USA, Edith decise di partire col suo partner in aereo, mentre i musicisti e la sua segretaria e confidente Danielle Bonel li aspettavano direttamente a New York, essendo partiti tempo prima con via mare. Edith non riuscì ad onorare nella sua totalità il contratto al Waldorf Astoria, in quanto fu colpita da un brusco malore in scena, che si tradusse in un’ulcera allo stomaco tempestivamente operata al Presbyterian Hospital, dove rimase per un tempo alquanto prolungato. Nel frattempo, Moustaki l’aveva già abbandonata brutalmente, prima dell’operazione, partendo alla volta della Florida a cercar fortuna. Malgrado le richieste di Edith, Georges non tornò mai da lei. Durante il soggiorno al Presbyerian, Edith non rimase mai sola. Al suo capezzale accorrevano sistematicamente Danielle Bonel, che vegliava giorno e notte su di lei, Marc Bonel, Robert Chauvigny, Louis Barrier (sempre presente) e, saltuariamente, star francesi che soggiornavano in America, come Maurice Chevalier. La new entry non tardò ad arrivare: Douglas Davies, pittore americano francofilo, che chiese alla Piaf di posare come modello per un suo cammeo. Tra i due nacque un’entente molto forte, tanto da divenire “Monsieur Piaf” di diritto. Dopo un periodo di convalescenza, la Piaf fece ritorno a Parigi con il suo pittore fétiche. Appena scesa dall’aereo, a un giornalista che le chiese cosa mai avesse portato dall’America, lei rispose: “Un Americano”. A Parigi la Piaf aveva progettato una serie di rentréee, tra cui quella all’Alhambra. Doug era naturalmente parte integrante del gruppo e accompagnatore di Edith in ogni situazione. Sempre nel 1959, l’artista fu vittima di un ulteriore incidente in auto, guidata da Davies, che aggravò il suo già instabile stato di salute. Ciò, però, non le impedì di prodursi in vari teatri dando vari concerti. Nel frattempo, il giovane pittore americano pensò bene di lasciarla ex abrupto. Piaf reagì in maniera alquanto aggressiva, recandosi persino alla stazione dalla quale il treno sarebbe dovuto partire. Ogni suo tentativo fu vano. Le tournée s’intercalavano e, sicuramente, la peggiore fu quella dell’autunno del 1959, definita Tournée Suicide. Lo stato di salute di Edith si era aggravato, era vittima di sempre maggiori vuoti di memoria dovuti alla mancanza di sonno e a una progressiva debolezza che stava invadendo il suo corpo. Non riuscì a completare la tournée, in quanto a Dreux, il 13 dicembre, venne colpita da malore e violenti giramenti di testa che le impedirono di continuare il suo tour de chant. Dopo una cura del sonno e un periodo di riposo, Edith venne dimessa dalla clinica di Meudon. Pronta per festeggiare il capodanno al Lido, ove aveva riservato un tavolo assieme a Marguerite Monnot e al marito Paul Péri, fu colpita da un ulteriore malore che le impedì di presenziare all’evento.

1960-1961; Nessun rimpianto

La prima parte del 1960 fu un periodo di silenzio artistico per la Piaf. Fu periodo di convalescenza, che avvenne nella villa di Louis Barrier a Bergerac. Durante questo periodo, Edith fu sottoposta a svariate terapie, tra cui interventi chiropratici, per migliorare il generale stato di salute e, soprattutto, la voce. Iniziò a condurre uno stile di vita più sano nell’alimentazione e negli orari. Si dedicava, inoltre, all’erudizione e all’accrescimento spirituale e filosofico. Verso l’autunno, ricevette presso la sua dimora nel Bois de Boulogne i compositori Charles Dumont e Michel Vaucaire, i quali le proposero una delle canzoni che diverrà il suo “marchio distintivo”: Non, je ne regrette rien. È un inno alla vita, alla rinascita, così come era un inno alla vita la nuova Piaf che apparve sul palco di alcuni teatri provinciali e poi nei grandi music hall. A fine dicembre fece la sua grande rentrée a Parigi, all’Olympia, teatro che sarà salvato da lei da una incresciosa situazione di bancarotta. Le esibizioni del 1960 della Piaf all’Olympia furono memorabili. Un tour de chant totalmente rinnovato, nuovi autori e compositori, nuove canzoni, più aggressive e poetiche. Il tour de chant si apriva con Les Mots d’amour e si chiudeva con Les blouses Blanches, quasi una trasposizione del Berretto a sonagli di Pirandello in musica. L’accostamento è voluto, in quanto Piaf, personalità sempre più prorompente e con un immenso valore sociale, tocca un tema mai esplorato e battuto sino a quel momento, ovvero quello della (presunta?) follia, dando voce a tutte quelle donne per le quali la parità sessuale era ancora lontana, con una verve e drammaticità pirandelliana. Il tour de chant venne acclamato dalla stampa. Molti giornalisti parlarono della “rinascita” di una Piaf molto più tagliente e vicina alle dinamiche sociali. Non a caso, Non, je ne regrette rien divenne l’inno della legione straniera. Il contratto si protrasse sino alla primavera del 1961 e fu seguito da lunghe tournée in giro per la Francia. Il sodalizio Piaf-Dumont era solido, ma durò meno di 3 anni. Ne vennero fuori opere musicali dall’inestimabile valore artistico, come Mon DieuLes Flonflons du balMon Vieux LucienLes Amants, ecc.

1962-1963; la “rivelazione” Sarapo

Tomba di Édith Piaf

Dopo una tournée in provincia, la Piaf fu costretta a fermarsi per un determinato periodo. Sciolse i rapporti con Charles Dumont e iniziò a dedicarsi alla formazione di un nuovo artista: Claude Figus, il quale nutriva un amore platonico nei suoi confronti. Sarà proprio Figus, allora vedette nel cabaret di Patachou, a presentare il giovane Théophanis Lamboukas alla signora Piaf, durante uno dei suoi abituali ricevimenti mondani a Boulevard Lannes. Edith rievocò spesso la scena del primo incontro con Théo, ricordandolo affettuosamente come un bambino seduto per terra all’angolo dell’immenso salone. Le visite furono sempre più frequenti e Théo dimostrò un affetto incondizionato, quasi filiale, nei confronti della grande chanteuse, tanto da regalarle, al posto dei fiori, una bambola con i vestiti tradizionali greci, regalo che toccherà molto Edith. Ignaro della complicità crescente tra Edith e Théo, Figus venne progressivamente allontanato dalla cerchia della Piaf. Lo si ritrovò all’arco di trionfo a cuocere un uovo al tegamino nella fiamma del mausoleo del milite ignoto. L’atto destò scandalo in Francia e, naturalmente, fu Edith a pagare la cauzione. Lo stato di salute di Edith era incerto, ma Théo vegliava su di lei amorevolmente; la grande chanteuse, per sdebitarsi, iniziò a dargli lezioni di canto e lo inserì nella sua cerchia. Dopo un periodo di frequentazione, lui le chiese di sposarla. Piaf fece, inoltre, la conoscenza della famiglia Lamboukas, che la accolse come una figlia. Fu l’unico periodo della sua vita in cui Edith visse pienamente una vita sana e familiare, attorniata dall’amore di una famiglia franco-greca allargata. Il matrimonio, secondo rito civile ed ortodosso, fu celebrato il 9 ottobre 1962, presso il XVI arrondissement. Fu nella proprietà di Piaf che si svolse la festa nuziale. La sera stessa, inaugurarono l’Olympia e, in seguito, il Bobino con il celeberrimo duetto À quoi ça sert l’amour. I due onorarono diversi contratti in provincia nel periodo di Natale, sino ai primi mesi del 1963. L’ultima esibizione di Edith avvenne a marzo del 1963 all’Opéra de Lille. Dopo una broncopolmonite, Piaf si recò con il marito nel sud della Francia, a Saint Jean-Cap-Ferrat, nella villa “La Serena”, per passarvi il periodo di convalescenza. Dopo un movimentato principio di estate, si trasferì con gli amici più fidati a Mougins, presso la proprietà “La Gatounière”, dove trascorse la fine del periodo estivo. L’ultima tappa fu Grasse, presso la villa denominata “L’Enclos de la Rourée”, dove rimase per il mese di settembre sino al 10 ottobre 1963, data in cui si spense. La segretaria e confidente Danielle Bonel, assieme all’infermiera Simone Margantin, organizzò clandestinamente il trasporto del corpo presso Parigi, ove venne dichiarata la morte dal medico Bernay de Laval il giorno successivo, alle 7 del mattino.

Le cause del decesso furono poi attribuite alla rottura della vena porta, causata da problemi epatici, sviluppatisi a causa del massiccio uso di medicine. Al suo funerale, tenutosi il 14 ottobre, presero parte migliaia di persone, parigine e venute da ogni parte del mondo. Il Prefetto Amand affermò che non si era mai vista una tale mobilitazione popolare dalla liberazione del 1945. Il suo corpo riposa nel cimitero parigino delle celebrità, il Père-Lachaise, vicino a Henri Salvador; l’elogio funebre venne scritto da Jean Cocteau, che però morì d’infarto poche ore dopo aver appreso la notizia della morte della cantante.

Nella tomba della “Famille GASSION-PIAF” riposano con lei anche il padre Louis Alphonse Gassion, la figlioletta Marcelle e il marito Théophanis Lamboukas. Sulla tomba c’è scritto: “Madame LAMBOUKAS dite EDITH PIAF 1915 – 1963”. La città di Parigi le ha dedicato una piazza e recentemente anche una statua, nel XX arrondissement. Nell’XI arrondissement di Parigi, in Rue Crespin-du-Gast 5, le è stato dedicato da Bernard Marchois un museo (privato).

Nel 1982 l’astronoma sovietica Ljudmyla Heorhiїvna Karačkina ha scoperto un asteroide classificandolo col numero 3772 e denominandolo Édith Piaf.

Édith Piaf nella cultura di massa

Canzoni celebri

Canzoni

1925
  • Comme un moineau (mai registrata)
1933
  • Entre Saint-Ouen et Clignancourt
1934
  • L’Étranger
1935
  • Mon apéro
  • La Java de Cézigue
  • Fais-moi valser
1936
  • Les Mômes de la clôche
  • Moi j’aime ça! (mai registrata)
  • J’suis mordue
  • Mon légionnaire
  • Le Contrebandier
  • La Fille et le chien
  • La Julie jolie
  • Va danser
  • Chand d’habits
  • Reste
  • Les Hiboux
  • Quand même (dal film La Garçonne)
  • La Petite Boutique
  • Y’avait du soleil
  • Il n’est pas distingué
  • Les Deux Ménétriers
  • Mon amant de la Coloniale
  • C’est toi le plus fort
  • Le Fanion de la Légion
  • J’entends la sirène
  • Ding, Din, Don
  • Madeleine qu’avait du cœur
  • Les marins ça fait des voyages
  • Simple comme bonjour
  • Le Mauvais Matelot
  • Celui qui ne savait pas pleurer
1937
  • Le Grand Voyage du pauvre nègre
  • Un jeune homme chantait
  • Tout fout le camp
  • Ne m’écris pas
  • Partance
  • Dans un bouge du Vieux Port
  • Mon cœur est au coin d’une rue
1938
  • С’est lui que mon cœur a choisi
  • Paris-Méditerranée
  • La Java en mineur (Registrata presso Marie Dubas)
  • Browning
  • Le Chacal
  • Corrèqu’et réguyer
1939
  • Y’en a un de trop
  • Elle fréquentait la rue Pigalle
  • Le Petit Monsieur triste
  • Les Deux Copains
  • Je n’en connais pas la fin
1940
  • Embrasse-moi
  • On danse sur ma chanson
  • Sur une Colline
  • C’est la moindre des choses
  • Escale
  • La fille de joie est triste (L’Accordéoniste)
1941
  • Où sont-ils, mes petits copains?
  • C’était un jour de fête
  • C’est un monsieur très distingué
  • J’ai dansé avec l’Amour (dal film Montmartre-sur-Seine)
  • L’Homme des bars
  • Le Vagabond
1942
  • Jimmy, c’est lui
  • Un coin tout bleu (dal film Montmartre-sur-Seine)
  • Sans y penser
  • Un Monsieur me suit dans la rue
  • Mon amant de Saint-Jean (mai registrata)
1943
  • Tu es partout (dal film Montmartre-sur-Seine e citata nel film Salvate il soldato Ryan)
  • J’ai qu’à l’regarder…
  • Le Chasseur de l’hôtel
  • C’était une histoire d’amour
  • Le Brun et le Blond
  • Monsieur Saint-Pierre
  • Coup de grisou
  • De l’autre côté de la rue
  • La Demoiselle du Cinquième (mai registrata)
1944
  • Les Deux Rengaines
  • Y’a pas d’printemps
  • Les Histoires de cœur
  • C’est toujours la même histoire
1945
  • Le Disque usé
  • Elle A… (mai registrata)
  • Regarde-moi toujours comme ça
  • Les gars qui marchaient
  • Il riait
  • Monsieur Ernest a réussi
1946
  • La Vie en rose
  • Les Trois Cloches (con Les Compagnons de la chanson)
  • Dans ma rue
  • J’m’en fous pas mal
  • C’est merveilleux
  • Adieu mon cœur
  • Le Chant du Pirate
  • Céline (con Les Compagnons de la chanson)
  • Le Petit Homme
  • Le Roi a fait battre tambour (con Les Compagnons de la chanson)
  • Dans les prisons de Nantes (con Les Compagnons de la chanson)
  • Mariage
  • Un refrain courait dans la rue
  • Miss Otis Regrets
1947
  • C’est pour ça (dal film Neuf Garçons, Un cœur, con Les Compagnons de la chanson)
  • Qu’as-tu fait John?
  • Sophie (du film Neuf Garçons, Un cœur)
  • Le Geste
  • Si tu partais
  • Une chanson à trois temps
  • Un homme comme les autres
  • Les cloches sonnent
  • Johnny Fedora et Alice Blue Bonnet (con Les Compagnons de la chanson, mai registrata)
  • Le rideau tombe avant la fin
  • Elle avait son sourire
1948
  • Monsieur Lenoble
  • Les Amants de Paris
  • Il a chanté
  • Les Vieux bateaux
  • Il pleut
  • Cousu de fil blanc
  • Amour du mois de mai
  • Monsieur X
1949
  • Bal dans ma rue
  • Pour moi tout’ seule
  • Pleure pas
  • Le Prisonnier de la tour (Si le Roi savait ça, Isabelle)
  • L’Orgue des amoureux
  • Dany
  • Paris (dal film L’Homme aux mains d’argile)
1950
  • Hymne à l’amour
  • Le Chevalier de Paris
  • Il fait bon t’aimer
  • La p’tite Marie
  • Tous les amoureux chantent
  • Il y avait
  • C’est d’la faute à tes yeux
  • C’est un gars
  • Hymn to Love
  • The Three Bells
  • Le ciel est fermé
  • La fête continue
  • Simply a Waltz
  • La Vie en rose (in inglese)
1951
  • Padam… padam…
  • Avant l’heure
  • L’Homme que j’aimerai
  • Du matin jusqu’au soir
  • Demain (Il fera jour)
  • C’est toi (con Eddie Constantine)
  • Rien de rien
  • Si, si, si, si (con Eddie Constantine)
  • À l’enseigne de la Fille Sans Cœur
  • Télégramme
  • Une enfant
  • Plus bleu que tes yeux
  • Le Noël de la rue
  • La Valse de l’amour
  • La Rue aux Chansons
  • Jezebel
  • Chante-moi (con M. Jiteau)
  • Chanson de Catherine
  • Chanson bleue
  • Je hais les dimanches
1952
  • Au bal de la chance
  • Elle a dit
  • Notre-Dame de Paris
  • Mon ami m’a donné
  • Je t’ai dans la peau (dal film Boum sur Paris)
  • Monsieur et Madame
  • Ça gueule ça, Madame (con Jacques Pills) (dal film Boum sur Paris)
1953
  • Bravo pour le clown
  • Sœur Anne
  • N’y va pas Manuel
  • Les Amants de Venise
  • L’effet qu’tu m’fais
  • Johnny, tu n’es pas un ange
  • Jean et Martine
  • Et moi…
  • Pour qu’elle soit jolie, ma chanson (con Jacques Pills) (dal film Boum sur Paris)
  • Les croix
  • Le Bel Indifférent (Monologo di Jean Cocteau)
  • Heureuse
1954
  • La Goualante du Pauvre Jean
  • Enfin le printemps (Vise, mon Jules…)
  • Retour
  • Mea culpa
  • Ça ira (dal film Versailles)
  • Avec ce soleil
  • L’Homme au Piano
  • Sérénade du Pavé (dal film French Cancan)
  • Sous le ciel de Paris
1955
  • L’Accordéoniste
  • Un grand amour qui s’achève
  • Miséricorde
  • C’est à Hambourg
  • Légende
  • Le Chemin des forains
1956
  • Heaven Have Mercy (Miséricorde)
  • One Little Man (Le Petit Homme)
  • Autumn Leaves
  • Cause I Love You
  • Chante-moi (en anglais)
  • Don’t Cry (Pleure pas)
  • I Shouldn’t Care (J’men fous pas mal)
  • My Lost Melody (Je n’en connais pas la fin)
  • Avant nous
  • Et pourtant
  • Marie la française
  • Les Amants d’un jour
  • L’Homme à la moto
  • Soudain une vallée
  • Une dame
  • Toi qui sais
1957
  • La Foule
  • Les Prisons du Roy
  • Opinion publique
  • Salle d’attente
  • Les Grognards
  • Comme moi
1958
  • C’est un homme terrible
  • Je me souviens d’une chanson
  • Je sais comment
  • Tatave
  • Les Orgues de Barbarie
  • Eden blues
  • Le Gitan et la fille
  • Fais comme si
  • Le Ballet des cœurs
  • Les Amants de demain
  • Les Neiges de Finlande
  • Tant qu’il y aura des jours
  • Un étranger
  • Mon manège à moi
1959
1960
  • Non, je ne regrette rien
  • La Vie, l’Amour
  • Rue de Siam
  • Jean l’espagnol
  • La belle histoire d’amour
  • La Ville inconnue
  • Non, la vie n’est pas triste
  • Kiosque à journaux
  • Le Métro de Paris
  • Cri du cœur
  • Les Blouses blanches
  • Les Flonflons du bal
  • Les Mots d’amour
  • T’es l’homme qu’il me faut
  • Mon Dieu
  • Boulevard du crime
  • C’est l’amour
  • Des histoires
  • Ouragan
  • Je suis à toi
  • Les Amants merveilleux
  • Je m’imagine
  • Jérusalem
  • Le Vieux piano
1961
  • C’est peut-être ça
  • Les Bleuets d’Azur
  • Quand tu dors
  • Mon vieux Lucien
  • Le Dénicheur (mai registrata)
  • J’n’attends plus rien
  • J’en ai passé des nuits
  • Exodus
  • Faut pas qu’il se figure
  • Les Amants (con Charles Dumont)
  • No Regrets
  • Le Billard électrique
  • Marie-Trottoir
  • Qu’il était triste cet anglais
  • Toujours aimer
  • Mon Dieu (anglais)
  • Le Bruit des villes
  • Dans leurs baisers
1962
  • À quoi ça sert, l’amour?
  • Le droit d’aimer
  • À quoi ça sert, l’amour? (con Théo Sarapo)
  • Fallait-il
  • Une valse
  • Inconnu excepté de Dieu (con Charles Dumont)
  • Quatorze juillet
  • Les Amants de Teruel (con Mikīs Theodōrakīs/Jacques Plante)
  • Roulez tambours
  • Musique à tout va
  • Le Rendez-vous
  • Toi, tu l’entends pas!
  • Carmen’s Story
  • On cherche un auguste
  • Ça fait drôle
  • Emporte-moi
  • Polichinelle
  • Le Petit Brouillard (Un petit brouillard)
  • Le Diable de la Bastille
  • Elle chantait (con Théo Sarapo)
1963
  • C’était pas moi
  • Le Chant d’amour
  • Tiens, v’là un marin
  • J’en ai tant vu
  • Traqué
  • Les Gens
  • Margot Cœur Gros
  • Monsieur Incognito
  • Un dimanche à Londres
  • L’Homme de Berlin (il suo ultimo disco)
  • Filles d’Israël (inedita)
  • Un jour (inédite)

Note

  1. ^ (FR) Pierre Pernez, Edith Piaf, une vie vraie, City Edition, 18 settembre 2013, ISBN 9782824649856URL consultato il 27 dicembre 2016.
  2. ^ “Her mother, half-Italian, half-Berber”, David BretPiaf: a passionate life, Robson Books, 1998, p.2
  3. ^ Biography: Édith Piaf, Radio France Internationale Musique. URL consultato il 3 settembre 2009 (archiviato dall’url originale l’8 marzo 2010).
  4. ^ Monuments for Édith Cavell, comcast.net. URL consultato il 16 dicembre 2012.
  5. ^ Le mythe Piaf, Le Point.fr. URL consultato il 14 marzo 2013.
  6. ^ Repubblica.it/spettacoli_e_cultura: Édith Piaf, il passerotto che rubò il cuore alla Francia

Bibliografia

  • Edith Piaf, La mia vita, Castelvecchi, 2011

Altri progetti

Collegamenti esterni

Édith Piaf (canale ufficiale), su YouTube. Modifica su Wikidata

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