Eric Satie e la Rosacroce

… Nello slancio mistico di allora, egli creò la sua chiesa, l’Église métropolitaine d’art de Jésus-Conducteur, di cui divenne il tesoriere, il gran sacerdote, ma soprattutto il solo fedele.

ROSACROCE

 

(Eso.) – Società esoterica operante in Germania all’inizio del XVII secolo, ad opera di un dotto Adepto chiamato Cristiano Rosenkreuz che propugnava la rigenerazione del mondo in chiave interiore e mistica. Egli fondò un Ordine di studenti mistici la cui storia iniziale può essere trovata nella opera tedesca Fama Fraternitatis (edita anonima in Kassel nel 1614), che fu pubblicata in diverse lingue. I membri dell’Ordine mantennero la loro segretezza, ma le loro tracce sono state trovate in vari luoghi, ogni mezzo secolo da quell’epoca. Seguì la Confessio Fraternitatis, edita a Francoforte nel 1615, che annunciava il ritorno della Luce persa dagli uomini con la caduta di Adamo. Nel 1616 apparvero a Strasburgo le Nozze chimiche di Cristiano Rosenkreutz, che descrivevano l’itinerario della salvezza mediante l’illuminazione e l’estasi. Ben presto le menti più fervide del continente accolsero il messaggio e si riunirono in confraternite presenti in tutti gli stati. Benché la società fosse segreta ed i nomi degli associati non venivano resi noti, si ha notizia di nomi famosi che hanno fatto parte a questa confraternita: Fludd, Vaughan, Maier, ecc. Il pensiero dei Rosacroce attraversa tutto il tempo e tutto il mondo, cogliendo il fior fiore del sapere e dell’occulto e compendiandolo in una sintesi eccelsa. In esso troviamo la mistica e l’alchimia, la cabala e l’astrologia, la medicina e la teosofia. Ancor oggi molti movimenti esoterici si rifanno a questa grande corrente di pensiero. La maggiore di queste associazioni è l’Ancient Mystical Order Rosae Crucis. La Società Rosacroce in Anglia è un Ordine Massonico che ha adottato membri “all’esterno”; il Chabrath Zereh Aur Bokher, o l’Ordine della Golden Dawn che ha un sistema di iniziazione molto completo nella Cabala e nella Alta Magia dell’Occidente, o di tipo Ermetico, e che ammette entrambi i sessi, è un diretto discendente dei sodalizi Rosacroce, essi stessi discendenti dai Misteri Egizi.

Erik Satie e la critica del suo tempo

Fu nel 1910 che, sfogliando gli addenda del dizionario di Rimenn, caddi su queste parole all’articolo Debussy: “Il a orchestré les Gymnopédies d’Erik Satie (le musicien de la Rose-Croix)”. Cosa potevano essere queste Gymnopédies onorate da una orchestrazione di Debussy e chi era quel compositore sconosciuto ai miei maestri ed amici?

Rispondiamo a Roland Manuel con la scheda che lo stesso compositore consegnò agli editori della propria musica: Il signor Erik Satie, nato a Honfleur il 17 maggio 1866, che passa per il più strano musicista del nostro tempo. Si situa lui stesso tra i fantasisti che secondo lui sono “brava gente del tutto ammodo”. Del suo humor dice lui stesso “Il mio humor ricorda quello di Cromwell. Devo molto anche a Cristoforo Colombo giacché lo spirito americano mi ha talvolta dato un buffetto sulla spalla e ne ho sentito con gioia il morso ironicamente gelido”. Su questi pezzi così si esprime il maestro: “scrissi le Descriptions automatiques in occasione del mio compleanno. Quest’opera segue a ruota i Véritables préludes flasques. E’ evidente che i Prosternati, gli Insignificanti, i Bolsi, non vi troveranno alcun diletto. Che si mangino la barba! Che ballino sulla pancia!” Lo stile dei begli e limpidi Aperçus désagréables è dei più elevati e spiega perché il sottile compositore abbia il diritto di dire “Prima di scrivere un’opera le giro intorno più volte in compagnia di me stesso”.

Roland Manuel apriva con quei ricordi il numero de La Revue Musicale dedicato a Satie nel 1952, ventisette anni dopo la sua morte. Un volume che gronda celebrazioni ed esaltazioni dal sapore riparatorio. Dopo averlo tenuto da sempre ai margini della musica accademica di Francia, ci si accorgeva che Satie, assieme a Schönberg e Stravinsky, era una delle tre grandi “S” capostipiti della musica moderna parallele alle tre grandi “B” della musica tedesca (Bach, Beethoven e Brahms). L’intero volume celebrativo del 1952 non riscatta però decenni di emarginazione e Yvonne Brill sul Dizionario Universale della Musica e dei Musicisti nel 1988 ricorda che talvolta ammirato come precursore geniale, talvolta trattato da mistificatore, Satie ha suscitato, e suscita ancora, accese controversie. E’ davvero forse l’unico musicista che ancora non ha un valore artistico riconosciuto. Ma di tutto ha fatto Satie per collocarsi sempre a ridosso della vita musicale francese e mai al centro. Il suo antiaccademismo traspare dalla sua opera ma traspare ancor più dalle sue parole e dal suo stile di vita. Al critico dell’Echo de Paris che aveva osato criticare Wagner rispose: Le ordino l’allontanamento dalla Mia presenza, nonché una perenne tristezza e una dolorosa meditazione. Non che a Satie piacesse Wagner, tutt’altro, ma semplicemente non riconosceva al critico l’autorità di criticare. Il pubblico, poi, non era trattato meglio: Coloro che non capiranno Socrate sono pregati di osservare il più rispettoso silenzio e di esibire un atteggiamento di completa sottomissione, di assoluta inferiorità. Alla prima della sua Parade Satie stesso, gongolante per lo scandalo, si unì invece ai fischi del pubblico contro il suo balletto. A Camille Saint-Saéns, presidente dell’Accademia delle Belle Arti, infine, scrisse nel 1894 per indignarMi e renderla migliore: Mi sono presentato a lei onde raccogliere la sua approvazione al mio desiderio di assumere la successione di Charles Gounod in seno alla vostra Compagnia. Non ho ceduto a una folle presunzione, ma a un dovere di coscienza. Il senso della giustizia, o perlomeno, la semplice urbanità, Mi autorizzavano a ritenere che la mia candidatura, consentita da Dio, sarebbe stata accettata da lei. La Mia amarezza è stata immensa nel vederla trascurare, a causa della banalità dei suoi gusti, la solidarietà in Arte… Giudicandomi a distanza e prendendo la decisione che ha preso, lei ha commesso un atto degno di riprovazione e meritato l’Inferno. La sua aberrazione può essere stata provocata soltanto dalla sua debolezza nei confronti delle idee del secolo e dalla sua misconoscenza di Dio, causa diretta dell’attuale avvilimento Estetico. Perciocché io la perdono in Gesù Cristo e l’abbraccio nella grazia del Signore.
Era la seconda volta che tentava di ottenere l’incarico. Ci avrebbe riprovato ancora una volta nel 1896. Aveva solo trent’anni e succedere a Gounod significava soltanto accedere alla onorificenza più alta, quella dell’Institut de France, l’Académie.
Il suo antiaccademismo era poi teorizzato chiaramente nella critica all’amico Debussy, che pure gli aveva così dedicato una copia dei Cinque Poèmes de Charles Baudelaire: A Erik Satie, delicato musicista medioevale smarritosi in questo secolo per far felice il suo migliore amico. Molti anni dopo Satie scriverà su Le CoqNon attacco mai Debussy. Solo i debussisti mi infastidiscono. NON C’E’ UNA SCUOLA DI SATIE. Il satismo non potrà esistere o mi troverebbe ostile. Pur salvando in altri e più tardi casi la stima per l’opera del suo ex amico.
Il suo proclamato rifiuto delle scuole e delle accademie è ricambiato con una totale assenza della critica sulla sua opera. Salvo le polemiche private lo scontro con la musica di Parigi avviene con lettere aperte di Satie ai giornali, come quella inviata a Saint-Saens, che non hanno risposta.
Nel 1911, però, un Satie quarantacinquenne viene presentato da Ravel alla Société de Musique Indépendante come proprio amico ed esempio compositivo. E’ un precursore geniale ma incompleto dei raveliani, un dilettante curiosamente dotato, agitato senza sosta dalla fantasia più barocca. Ha successo, Satie, nei circoli più moderni: ma ha successo il Satie di venti anni prima, non la sua produzione recente. Come Debussy, anche Ravel e la S.M. I. sono allora abbandonati. Ironico, caustico, sempre dissacrante, negli scritti, nei gesti, nella sua stessa musica, guarda la realtà e l’arte dal di fuori, sempre pronto a bruciare ogni forma di scuola o di “verità” artistica, perfino l’idea stessa di arte. Quando si dedicherà alla musica d’arredamento avvertirà: la musica d’arredamento è in sostanza un prodotto industriale. Noi vogliamo produrre una musica dichiaratamente utilitaria: Esigete la musica d’arredamento. Disertate le case che non adottano musica d’arredamento: Non addormentatevi mai senza ascoltare un brano di musica d’arredamento, se volete dormire sonni tranquilli…
La sua ironia, talvolta al limite dell’ingiuria, infatti lo spingeva a non fermarsi. No: Saint-Saens non è tedesco… E’ solo un po’ “duro” di cervello… e capisce tutto di traverso, nient’altro. E Ravel? Per l’Heure Espagnole, quel vecchio Ravel trionfa (come a Verdun). Il Teatro è sempre pieno di spagnoli (come a Verdun) Alcuni portoghesi hanno la faccia tosta di mescolarsi alla folla ispanica… ma vengono subito scoperti (una vera barba il finissimo militar-compositore! – se posso azzardarmi a dirlo tra parentesi).
Con Parade Satie si avvicina ai sur-realistes amici di Apollinaire e Cocteau. Per un critico americano Satie ha il misticismo nevrotico di una donna che tramuti la sua sensualità insoddisfatta in fantasie cerebrali. L’ironia è essenzialmente un fatto intellettuale. E in certo modo essa rappresenta la bancarotta dell’intelletto, è la vitalità dell’impotenza. Anche l’Italia con Gatti non è da meno e Satie vaga in un errare senza via d’uscita senza misura ed ostinato. E tuttora l’Italia conta una sola biografia su di lui, quella che Guarnieri Corazzol ha pubblicato per Marsilio.
I giovani compositori francesi ne riconoscono però apertamente il modello e l’esempio. Il Gruppo dei Sei lo segue fedelmente fino all’anno prima della sua morte e, anni dopo, Milhaud ricorderà come, dopo la tempesta della SagraSatie si fece riconoscere e riportò la musica alla semplicità aprendo così la strada per i giovani musicisti che avrebbero formato la scuola francese post-bellica. Ci diede Parade, un balletto creato in collaborazione con Cocteau, Picasso e Massine, uno dei maggiori successi dei Balletti Russi dove la nostalgia per il music-hall ci offrì un’arte totalmente insospettata… Seguendo la strada di Satie, Poulenc e Auric riscoprirono il folclore francese e particolarmente di Parigi. La tristezza delle fiere, di bande distanti e del music hall trova in Auric una eco che è spesso amaro e incisivo, talvolta brutale e pieno di vitalità ritmica.
Il vero ripensamento sulla sua lezione avvenne dopo la sua morte. Nel 1925 si scrisse che il principale difetto di Erik Satie fu il fatto di non riconoscere il suo posto. Portava la sua musica a bizzarrie con l’aria di adempiere ad una missione artistica. Sembrava tanto un bimbo nel suo tempo ma in realtà ne era senza speranza fuori. Il caso era disperato. La mancanza di tecnica musicale e di discriminazione nella invenzione, l’incapacità per la chiarezza e la continuità del pensiero rendeva Satie goffo per qualunque genere di originalità. Ma un altro articolo di quella Revue Musicale del ’52 dichiarerà che molte delle sue opere hanno un valore che è indiscutibile e veramente unico. Le Gymnopédies, le Gnossiennes, Sports et Divertissements, e i Nocturnes tra le opere per piano, Socrate e Parade, sono tanto notevoli che non possono essere ignorati da chi si interessa di musica contemporanea. L’opera di Satie è scritta senza tenere conto del gusto e dello stile del momento, ma ha in realtà anticipato questo gusto e questo stile con una stupefacente precisione.
Il ruolo di Satie nella musica del nostro secolo non ha ancora oggi trovato piena affermazione. Chi lo segue con passione non è un pubblico vasto, ma piuttosto un gruppo ristretto che ha quasi il sapore della setta, per altri è il nome di un eccellente ma perenne precursore. Forse perché la sua opera piace ma pare povera, e la sua lezione continua ad affidarsi al personaggio Satie, ai suoi scritti e alla sua intera produzione musicale. Pochi sono quelli che si prendono la briga di approfondire le sue singole creazioni. La disgrazia dì un musicista preso all’ingrosso.

Paolo Russo (Musica Viva, Anno XVII n.5, maggio 1993)

Erik Satie

Éric Alfred Leslie Satie, detto Erik (IPA[eˈʁik saˈti]Honfleur17 maggio 1866 – Parigi1º luglio 1925), è stato un compositore e pianista francese.

Biografia

Giovinezza

Casa Satie

Erik Satie trascorse la sua infanzia tra la Normandia e Parigi. La madre era d’origine scozzese, mentre il padre era un agente marittimo normanno di religione anglicana. Quando aveva quattro anni la sua famiglia si trasferì da Honfleur a Parigi, dove il padre aveva ottenuto un posto come traduttore. Alla morte della madre, nel 1872, la sorella rimase con il padre, mentre Erik e il fratello minore tornarono dai nonni paterni a Honfleur. Qui Satie abbracciò la religione cattolica e seguì le sue prime lezioni di musica da un organista locale. Alla morte della nonna, nel 1878, i due ragazzi ritornarono a Parigi dal padre, che nel frattempo si era risposato con un’insegnante di pianoforte più vecchia di lui di dieci anni: fu lei a insegnare a Erik, allora dodicenne, le basi dello strumento[1].

Nel 1879 Satie entrò in conservatorio, ma dopo i primi due anni di corso i suoi professori lo giudicarono privo di talento e lo bocciarono. Fu riammesso alla fine del 1885, ma senza che migliorasse la valutazione su di lui, benché nel frattempo egli avesse composto la sua prima opera per pianoforte conosciuta, l’Allegro (1884). Diciannovenne deluso, Satie si arruolò allora in un reggimento di fanteria. Capì in fretta, però, che neanche l’esercito faceva per lui, e alcune settimane più tardi si espose volontariamente al freddo della notte invernale, procurandosi una congestione polmonare che gli consentì di essere riformato.

Carriera

Nel 1887 si sistemò a Montmartre e compose le trentasei Ogives per piano, nella cui partitura non compare alcun segno di misura; Satie utilizzerà questa caratteristica in molte altre composizioni, sviluppando anche molto in fretta un proprio stile di annotazioni sulla maniera di interpretare le sue opere.

Risale a questo periodo l’inizio di una lunga amicizia con diversi poeti, come Stéphane MallarméPaul Verlaine e il poeta romantico Patrice Contamine de Latour, con il quale collaborerà in seguito per il balletto Uspud. Intanto faceva pubblicare le sue prime composizioni da suo padre e nel 1888 componeva le tre Gymnopédies.

Nel 1890 Satie traslocò al numero 6 di via Cortot, sempre a Montmartre. In quel periodo, frequentando Le Chat noir, conobbe Debussy e con lui l’anno seguente (1891), aderì all’Ordine della Rosa Croce estetica, fondato da Joséphin Péladan[2]. In qualità di maestro di cappella dell’ordine, Satie compose diversi pezzi tra cui la Sonneries de la Rose-Croix e Le fils des étoiles. Nello slancio mistico di allora, egli creò la sua chiesa, l’Église métropolitaine d’art de Jésus-Conducteur, di cui divenne il tesoriere, il gran sacerdote, ma soprattutto il solo fedele; in questa veste pubblicava un bollettino, intitolato Cartulaire de l’Église Métropolitaine d’Art de Jésus Conducteur, da dove lanciava anatemi contro i critici e i «malfattori che speculano sulla corruzione umana». L’ultimo numero del cartulaire uscì nel giugno 1895. L’anno successivo si concludeva l’attività della Chiesa, e con essa il “periodo mistico” di Satie[3].

Dal 1892 compose le sue prime composizioni musicali e, nel 1893, iniziò una relazione con la pittrice Suzanne Valadon. Il periodo più fecondo di Satie fu quello modernista, che inizia nel 1905 quando il compositore si trasferisce a Parigi e conosce il poeta Jean Cocteau con cui, insieme a Picasso, comporrà, scriverà e realizzerà il balletto d’ispirazione cubista Parade; Satie e Cocteau diventarono fra gli animatori principali del Gruppo dei Sei. Le composizioni di questo periodo sono definite da Satie stesso «musique de tapisserie» (“musica da tappezzeria”) e rappresentano una satira molto forte contro l’accademismo e la musica dotta (si ricorda che Satie era un noto pianista di cabaret) che culmina anche nei balletti, alcuni dei quali ebbero strascichi in tribunale dopo la prima. La scrittura musicale di Satie era del tutto originale: in Parade, ad esempio, Satie usa suoni molto innovativi come sirene, macchine da scrivere e altri effetti sonori non tradizionalmente musicali; scrive brani difficilmente inquadrabili nei generi conosciuti come le celebri tre Gymnopédie e sette Gnossienne; sperimenta nuove forme del suono e inventa di fatto la tecnica del piano preparato inserendo per la prima volta degli oggetti nella cassa armonica dello strumento nell’opera Le Piège de Méduse; compone inoltre anche il brano più lungo della storia, Vexations, composto da trentacinque battute ripetute 840 volte per una durata totale di circa venti ore[4].

Erik Satie morì a 59 anni di cirrosi epatica il 1º luglio del 1925.

La stravaganza di Satie

Autoritratto del 1924, per la rivista L’Ésprit Musical

Satie fu in vita un personaggio dalle pose originali e dai comportamenti bizzarri, spesso sottolineati dai cronisti del tempo. Visse in un appartamento chiamato da lui “l’Armadio”, composto da due stanze, di cui solo una utilizzata pienamente, mentre l’altra era chiusa a chiave; il contenuto di questa venne scoperto solo alla morte dell’artista: conteneva una collezione di ombrelli di vari generi a cui lui teneva così tanto che non li usava. Satie era inoltre fissato con l’abbigliamento, in particolar modo per i completi in velluto: ne possedeva tantissimi (tutti uguali).

Una delle numerose idee fisse di Erik Satie era il numero tre, un’ossessione mistica; forse una reliquia del simbolismo trinitario associato all’Ordine cabalistico dei Rosacroce, del quale Satie aveva fatto parte in gioventù. Molte delle sue composizioni sono raggruppate in cicli di tre, e tra queste le Trois Gymnopédies del 1888.

Jack-in-the-box è un balletto composto nel 1899, quando Satie conduceva una vita bohémienne durante la Belle Époque; il soggetto gli venne fornito da un amico che abitava nel quartiere di Montmartre. Il manoscritto, che Satie credette sempre di aver perduto in un autobus, venne ritrovato soltanto dopo la sua morte; Darius Milhaud, uno dei rari amici col quale Satie non litigò mai, riuscì a recuperarlo e più tardi lo orchestrò. La belle excentrique (composizione per orchestra) invece si riferisce alla bella “eccentrica”, la ballerina Caryathis, immortalata da uno splendido poster di Léon Bakst.

Un giorno Satie, seduto ad un caffè, disse al suo compagno Fernand Léger:

«Sai, bisognerebbe creare della musica d’arredamento, cioè una musica che facesse parte dei rumori dell’ambiente in cui viene diffusa, che ne tenesse conto. Dovrebbe essere melodiosa, in modo da coprire il suono metallico dei coltelli e delle forchette senza però cancellarlo completamente, senza imporsi troppo. Riempirebbe i silenzi, a volte imbarazzanti, dei commensali. Risparmierebbe il solito scambio di banalità. Inoltre, neutralizzerebbe i rumori della strada che penetrano indiscretamente dall’esterno.[5]»

Satie nel cinema e nei libri

  • Erik Satie in persona appare in alcune scene del film Entr’acte diretto nel 1924 da René Clair, mentre il suo personaggio è interpretato da Matthew Whittet nel film Moulin Rouge! di Baz Luhrmann del 2001.
  • Lo spirito arguto di Satie appare in una battuta del suo personaggio nel film Il petomane diretto nel 1983 da Pasquale Festa Campanile quando, presentato a Joseph Pujol, proferisce le parole non posso certo dire qual buon vento.
  • La colonna sonora del film Storia immortale (1968) di Orson Welles comprende alcune musiche pianistiche di Satie eseguite da Aldo Ciccolini e Jean-Joel Barbier (Gymnopédie n. 1; Gnossienne n. 1 e n. 3; uno dei Trois morceaux en forme de poire).
  • In una scena del film Al lupo al lupo di Carlo Verdone, Vanni, personaggio interpretato da Sergio Rubini, suona al pianoforte la Gymnopédie n. 1.
  • La Gnossienne n. 1 è stata inserita in più scene del film Chocolat (2000).
  • La cantante statunitense Lana Del Rey ha inserito la Gymnopédie n. 1 nel suo video musicale per la canzone Carmen, estratta dal suo album Born to die, dopo la fine della canzone.
  • Nel romanzo Coordinate d’oriente (Piemme 2014) di Alessandro Perissinotto, la protagonista femminile suona al pianoforte la Sonatine bureaucratique.
  • Nel film Il velo dipinto del 2006, con Edward Norton e Naomi Watts (Gnossienne n.1).
  • Nel film Mr. Nobody del 2009 (Gymnopédie n. 3, in più scene).
  • Nel film Hugo Cabret di Martin Scorsese del 2011 (Gnossienne No. 1).
  • Nel film Feu Follet di Louis Malle del 1963, la Gnossienne è usata come colonna sonora in varie scene.
  • La Gnossienne n. 1 interpretata da Alessandra Celletti è stata inserita sui titoli di coda del film Revolver (2005) di Guy Ritchie.
  • Nella colonna sonora di Violent Cop di Takeshi Kitano.
  • Nella colonna sonora di Chiamami col tuo nome (2017) di Luca Guadagnino vengono inserite le Sonatine Bureaucratique (1917).
  • Gymnopédie n. 1 è presente nei titoli di coda del film My dinner with Andre di Louis Malle; interpretata da Joseph Villa
  • Le Gymnopédies e le Gnossiennes sono presenti nella colonna sonora del film di animazione giapponese del 2010 Suzumiya Haruhi no shōshitsu (“La scomparsa di Haruhi Suzumiya”).

Opere scelte

Erik Satie (Il boemo) Ramon Casas (1891)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Composizioni di Erik Satie.

Composizioni per pianoforte

  • Ogives I, II, III, IV (1886)
  • Sarabandes I, II e III (1887)
  • Gymnopédies I, II e III[6]
  • Gnossiennes I, II, III, IV, V, VI (1890)
  • Nocturnes I, II, III, IV, V (1919)
  • Avant-dernières pensées (1915)
  • Pièces froides – trois airs à fuir (1897)
  • Pièces froides – trois danses de travers (1910)
  • Deux rêveries nocturnes
  • Embryons desséchés (1913)
  • Prélude de la porte héroïque du ciel (1897)
  • Jack in the Box, balletto (1899).[7]
  • Trois Morceaux en forme de poire (1903) per pianoforte a quattro mani (da alcuni considerate Gnossienne, VII)
  • Vexations (1893)
  • Sonatine Bureaucratique (1917)
  • Le Picadilly (1904)
  • Vieux Sequins et Vieilles Cuirasses (1913)
  • Prélude en tapisserie (1906)
  • 4 Préludes flasques (pour un chien) (1912)
  • Le Piege de Meduse (1913)
  • La Belle excentrique (1920) per pianoforte a quattro mani

Mélodies per voce e pianoforte

  • Ludions poema di Léon-Paul Fargue, composto da 5 parti:
    • Air du Rat
    • Spleen
    • La Grenouille américaine
    • Air du Poète
    • Chanson du Chat
  • La statue de bronze, testo Léon-Paul Fargue
  • Je te veux, valzer cantato, (1902)
  • 3 Poemes d’amour, testo di Erik Satie
  • Tendrement, valzer cantato, testo di Vincent Hyspa
  • 4 Petites Mélodies
  • 3 Autres Mélodies
  • Daphénéo
  • La Dive de “L’Empire”, intermezzo americano
  • Hymne pour la “salut au drapeau” du “Prince de Byzance”
  • 3 Mélodies sans paroles ,
  • Le Chapelier,testo di René Chalupt
  • L’Omnibus Automobile, testo di Vincent Hyspa
  • Chez le Docteur, testo di Vincent Hyspa
  • Alons-y chochotte, testo di D. Durante

Composizioni per orchestra

Altre composizioni

Messe des pauvres (1895) per coro e organo

Scritti

  • Erik Satie Quaderni di un mammifero – a cura di Ornella Volta – ed. Adelphi 1980
  • Erik Satie e gli artisti del nostro tempo – a cura di Ornella Volta – ed. De Luca Editore 1981
  • Erik Satie l’antiaccademico – a cura di Adriano Bassi – ed. Gioiosa Editrice 2003
  • Erik Satie L’idea non ha bisogno dell’arte – Autori Vari  ed.Rumori Auditorium 2010

Note

  1. ^ Con il risultato che il ragazzo prese presto in odio e la musica e il conservatorio. Si veda in Anne Rey, Satie, Paris, Le Seuil, 1995 (2e éd.), p. 9-10.
  2. ^ La Rosacroce estetica o Ordine del Tempio della Rosacroce è un movimento artistico vicino sia al simbolismo che all’esoterismo di fine ‘800, creato da Joséphin Péladan nel 1890. Il movimento costituì una rottura con i Rosacroce ermetici, causata dal conflitto tra il cattolicesimo oltranzista di Péladan e l’ecumenismo di Stanislas de Guaita. La separazione, ufficializzata nel 1890, tendeva semplicemente, secondo Péladan, a “distaccare dai Rosacroce un terzo ordine intellettuale per i cattolici romani, gli artisti e le donne”.
  3. ^ Per l’Église métropolitaine d’art de Jésus-Conducteur si veda la voce inglese.
  4. ^ Essendo la performance lunghissima, la durata complessiva del pezzo varierà molto in base alla velocità d’esecuzione. Solitamente eseguire le 840 ripetizioni di Vexations impiega dalle 19 ore e mezzo alle 24.
  5. ^ Tratto da Il silenzio non esiste, di Kyle Gann, pag. 58.
  6. ^ Il titolo si riferisce alle “Gimnopedie” (in antico greco: Γυμνοπαιδίαι Gymnopaidíai, da γυμνός gymnós «nudo» e παιδεία paideía «educazione dei fanciulli»), una delle principali festività della Grecia anticama si può anche interpretare come «ginnastica dei piedi» (forse a causa dell’azione dei piedi sul pedale?)[senza fonte] (1888). Le Gymnopédies 1 e 2 sono state trascritte per orchestra da Claude Debussy.
  7. ^ Questa composizione è stata trascritta per orchestra nel 1926 da Darius Milhaud.
  8. ^ Il brano è nella colonna sonora del film Entr’acte di René Clair, con soggetto di Francis Picabia.

Bibliografia

  • Adriano Bassi, Erik Satie, l’Antiaccademico, Gioiosa Editrice, 2003, ISBN 88-86403-24-0
  • Nigel Wilkins, The Writings of Erik Satie, London, 1980.

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